SILK STOCKINGS

Rouben Mamoulian

Sog.: dal soggetto di Ninotchka (1939) di Melchior Lengyel e dall’omonima versione teatrale musical (1955). Scen.: Leonard Gershe, Leonard Spigelgass. F.: Robert Bronner. M.: Harold F. Kress. Scgf.: William A. Horning, Randall Duell. Mus.: Cole Porter. Int.: Fred Astaire (Steve Canfield), Cyd Charisse (Ninotchka Yoschenko), Janis Paige (Peggy Dayton), Peter Lorre (Brankov), George Tobias (Vassili Markovitch), Jules Munshin (Bibinski), Joseph Buloff (Ivanov), Wim Sonneveld (Peter Ilyitch Boroff). Prod.: Arthur Freed per Arthur Freed Productions, Metro-Goldwyn-Mayer. 35mm. D.: 117’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In quello che è l’ultimo film di Mamoulian e la sua opera più sfaccettata sul potere della seduzione, un famoso compositore sovietico a Parigi, corteggiato da un produttore di Hollywood (Fred Astaire nel ruolo di Steve) perché scriva le musiche di un film tratto da Guerra e pace, diserta in Occidente. Mosca invia tre commissari con il compito di riportarlo in patria. I tre però cedono alle lusinghe di Parigi e falliscono. A questo punto, per salvare la faccia al comunismo i russi inviano una donna (Cyd Charisse). Non   si tratta semplicemente di un remake musicale di Ninotchka di Ernst Lubitsch con canzoni di Cole Porter: è un film formidabile nel quale Mamoulian pone l’accento su temi totalmente diversi dall’originale.
Simile a Due settimane in un’altra città di Vincente Minnelli, Silk Stockings è un grande esempio di cinema autoriflessivo che medita sulla scomparsa di una Hollywood ormai vittima della manodopera più economica degli studios europei. La modalità autoriflessiva (che si manifesta nelle canzoni) coniugata all’espediente del film nel film (un musical sulla realizzazione di un musical) permette a Mamoulian di commentare direttamente e liberamente la situazione del cinema americano alla fine degli anni Cinquanta.
Mamoulian mostra due tipi di seduzione all’opera: una materiale (effimera, volgare, capitalistica) e l’altra sensuale (personale e trasformativa). La sua critica della seduzione materiale è una satira del comunismo sovietico, determinato ad abolire il desiderio dalla sfera privata, e una satira forse ancor migliore della vacuità di Hollywood, espressa attraverso l’implacabile caricatura di una star alla Esther Williams interpretata da Janis Paige.
Tutti i valori sono in caduta libera. Sebbene Mamoulian guardi con un po’ di disprezzo al mondo che cambia, riconosce comunque la bellezza del desiderio ricorrendo al proprio caratteristico tocco, ai costumi e ai ricordi. Quando Ninotchka è infine conquistata dalle lusinghe dell’Occidente si lascia andare a una voluttuosa danza solitaria. Adesso tocca a lei sedurre qualcuno: il pubblico. In questa scena deliziosa noi spettatori abbiamo il privilegio di assistere alla sua trasformazione ancor prima di Steve. È uno di quei rari momenti in cui Mamoulian parla direttamente a noi. In un film altrimenti sardonico su un’industria divenuta sempre più ingannevole e priva di un autentico significato, Mamoulian ci invita all’ultimo ballo.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

per concessione di Park Circus