MY LITTLE BABY

Giuseppe De Liguoro

T. alt.: Baby l’indiavolata, Little Baby, L’educanda modella. Sog.: Francesca Bertini [Frank Bert]. F.: Alberto Carta. Int.: Francesca Bertini (Little Baby), Camillo De Riso (il gaudente), Carlo Benetti (il viveur infelice), Alfredo De Antoni (il sindaco). Prod.: Caesar Film, DCP. D.: 10’. Imbibito

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dopo aver visto ciò che ne rimane, cosa abbiamo capito di questo film? Camillo De Riso e Francesca Bertini giocano a fare i principi di qualcosa. Ridendo sotto i baffi, accolgono il tributo dei rigidissimi notabili della città. Sono entrambi innamorati di qualcuno. Danno una festa presentandosi conciati da visir e da odalisca, e lei accenna a uno di quei passi di danza svogliati che te la fanno adorare. Il soggetto parrebbe essere della stessa Bertini, sotto lo pseudonimo sospetto Frank Bert. Ma cosa ci racconterebbe, esattamente? Leggiamo le recensioni d’epoca pubblicate sul Martinelli-Bernardini. Più che chiarirci le idee, ne usciamo più confusi. Non sappiamo neanche bene come chiamare il film, che sappiamo aver conosciuto titoli diversi (My Little Baby, Little Baby, Baby l’indiavolata, L’educanda monella). E lo stato del frammento superstite, massacrato dal decadimento chimico, non aiuta certo a illuminarci. In realtà, però, una cosa certa la possiamo affermare: Francesca Bertini è un’attrice brillante irresistibile. Serve davvero capire altro?

Andrea Meneghelli

Copia proveniente da

Restaurato in 2K nel 2019 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Deutsche Kinemathek – Museum für Film und Fernsehen presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire da un frammento nitrato donato da Deutsche Kinemathek – Museum für Film und Fernsehen