LES OLIVIERS DE LA JUSTICE
Sog.: dal romanzo omonimo (1959) di Jean Pelegri. Scen.: Jean Pélégri, Sylvain Dhomme, James Blue. F.: Julius Rascheff. M.: Suzanne Gaveau, Marie-Claude Bariset. Mus.: Maurice Jarre. Int.: Pierre Prothon (Jean), Jean Pélégri (il padre di Jean), Mathilde Gau (la madre di Jean), Huguette Poggi (la cugina Louise), Said Achaibou (Saïd), Boralfa (Boralfa, amico di Jean). Prod.: Georges Derocles per SAPSA – Société Algérienne de Production des Studios Africa. DCP.
Scheda Film
Les Oliviers de la justice è l’unico film francese girato durante la Guerra d’Algeria. Nel 1962 ricevette il premio della prima edizione della Settimana della critica al Festival di Cannes. Agli antipodi degli altri film su questo drammatico periodo, sorprende sotto vari aspetti: la produzione in pieno conflitto, l’autore del libro da cui è tratto il film, il giovane regista americano e l’assunto. Era prodotto dalla Société Algérienne de Production des Studios Africa (SAPSA), società con sede ad Algeri e diretta da Georges Derocles. Personaggio atipico, Derocles produsse anche cortometraggi di Éric Rohmer e Albert Lamorisse. Il film fu girato nel 1961 con l’aiuto del CNC in un contesto molto difficile e quasi clandestino, con attori non professionisti e una troupe interamente algerina. L’autore dell’omonimo libro, Jean Pélégri, pied-noir di modestissime origini spagnole, fu professore di lettere in Francia, autore famoso di romanzi pubblicati da Gallimard e attore occasionale in Pickpocket di Robert Bresson. Per questo film, che narra la storia della sua famiglia, fu cosceneggiatore, primo assistente alla regia e interpretò il ruolo del padre. Autore rispettato e vicino a molti intellettuali algerini, aveva una visione ecumenica dell’Algeria. Per affrontare un tema così delicato Derocles scelse, su consiglio di Jacques Dormeyer, un regista americano, James Blue, diplomatosi all’IDHEC nel 1958 nello stesso corso di Costa-Gavras. James Blue diede al film un tono e uno stile vicini al documentario, di cui divenne in seguito una delle grandi figure (fu candidato all’Oscar nel 1969 per A Few Notes on Our Food Problem). Socialmente molto impegnato, segnò con le sue opere e i suoi corsi universitari una generazione di documentaristi americani malgrado la prematura scomparsa a cinquant’anni. Il film, che affascina per il suo stile, si incentra sul personaggio del padre, uno dei primi coloni a coltivare la vite nella pianura di Mitidja. Mostrato come un benefattore, dice orgoglioso: “Sono gli arabi che mi hanno insegnato a essere giusto” e si pone al di sopra delle lotte che lacerano l’Algeria. Benché controversa, la posizione sostenuta anche dal figlio – “Ci deve essere un paese per tutti, altrimenti non c’è nessun paese” – è espressa con molta sincerità. Per la sua autenticità e anche per le sue ambiguità il film è una preziosa testimonianza sulla complessità della situazione algerina all’epoca.
Marina Girard-Muttelet
Per concessione di Thierry Derocles
Restaurato in 4K nel 2020 da L’Atelier d’Images e Thierry Derocles in collaborazione con The James and Richard Blue Foundation con il sostegno di The Film Foundation, James Ivory e CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, presso il laboratorio L’Image Retrouvée (Parigi) a partire da un fine grain proveniente da Les Archives Françaises du Film. Un ringraziamento particolare a Marina Girard-Muttelet (Crossing) e John Ptak