LA MAMAN ET LA PUTAIN

Jean Eustache

Scen.: Jean Eustache. F.: Pierre Lhomme. M.: Jean Eustache, Denise de Casabianca. Int.: Bernadette Lafont (Marie), Jean-Pierre Léaud (Alexandre), Françoise Lebrun (Véronika), Isabelle Weingarten (Gilberte), Jacques Renard (amico di Alexandre), Jean-Noël Picq (amante di Offenbach), Jean Eustache (uomo dagli occhiali scuri), Jean Douchet (uomo del Café de Flore). Prod.: Pierre Cottrell per Film d’élite, Cinema Qua Non, Les Films du Losange, Film Simar, VM Productions. DCP. D.: 220’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

La Maman et la putain era una produzione stile nouvelle vague, con un piccolo budget, una troupe ridotta, girato in 16mm gonfiati a 35… e qualche differenza. In un caso esemplare di collaborazione tra produttore e regista, Pierre Cottrell creò le condizioni che permisero a Eustache di lavorare con il massimo della professionalità concessa dai pochi mezzi a disposizione, con un grande direttore della fotografia, Pierre Lhomme (che aveva lavorato con Chris Marker e Robert Bresson), e senza un briciolo d’improvvisazione. La sceneggiatura di Eustache, consegnata a Cottrell solo pochi giorni prima dell’inizio della lavorazione, era composta interamente da dialoghi, che dovevano essere pronunciati alla lettera. “La ripresa giusta è quella in cui gli attori riescono a dire le loro battute” disse a chi scrive queste righe. Se si è molto insistito sui complessi passaggi tra realtà e finzione, scarsa attenzione invece è stata prestata al fatto che Eustache stesse scrivendo per i suoi due interpreti principali, Jean-Pierre Léaud e Françoise Lebrun: “Se avessero rifiutato di lavorarci non avrei girato il film”. Così ciascun attore reagì in modo diverso: Léaud, come sempre, attraverso una sorta di mimetismo con il suo regista; Lebrun recitando contro il suo personaggio; quanto a Bernadette Lafont, nuova all’esperienza e incurante del contesto, riversava nella sua recitazione una rabbia che non aveva mai mostrato prima. C’era amore nel modo in cui Eustache li filmò, e ne ricavò interpretazioni uniche. Ora che lo scandalo (il linguaggio volgare, le situazioni scioccanti), la confusione a proposito di autobiografia e autofiction, il mito dell’auteur maudit (dopo il suicidio di Eustache) e l’iperbole (“il miglior film” degli ultimi decenni, secoli, di tutti i tempi) si sono affievoliti con il passare del tempo, La Maman et la putain può – si spera – essere visto per il suo vero valore. È un film d’attualità, un distillato culturale del periodo post-nouvelle vague e post-Maggio francese – e di quel periodo è una delle grandi opere, accanto ai contemporanei di Eustache: Rivette (il cui Out 1 fu per lui un grande stimolo), Moullet, Pialat, Garrel, Téchiné e Rozier. Nel suo andirivieni tra naturalezza e teatralità, il film si nutre della consapevolezza del passato del cinema, tra Renoir e Murnau, entrambi richiamati con discrezione.

Bernard Eisenschitz

Copia proveniente da

Per concessione di I Wonder.
Restaurato in 4K nel 2022 da Les Films du Losange con il sostegno di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée con la partecipazione di di Cinémathèque suisse e Chanel presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata / Eclair Classics, con la supervisione di Jacques Besse e Boris Eustache. Il restauro sonoro è stato curato da Léon Rousseau di L.E. Diapason