LA FÉE AUX PIGEONS
- ted.: Die Taubenfee; F.: Segundo de Chomón; Prod: Pathé 35mm. L.: 45 m. D.: 2′ a 18 f/s. Col
Scheda Film
La “Scoperta della Polvere d’Oro”
Nel 1985 un piccolo tesoro di copie originali risalenti al cinema degli esordi venne ritrovato in una piccola cittadina della provincia austriaca. La collezione era stata conservata in una fabbrica per la produzione di fogli di carta rivestiti d’oro usati per creare le lettere con cui si compongono le scritte delle corone funerarie, quindi le scatole sono emerse da uno strato luccicante di polvere d’oro. La collezione venne così battezzata Goldstaub-Fund (“Scoperta della Polvere D’Oro”). Questo nome risultò essere molto azzeccato, perché le pellicole appartenevano a un ambulante, Karl Juhasz, che faceva proiezioni itineranti con programmi dedicati soprattutto ai film Pathé, che comprendevano molte gemme “d’oro” del cinema degli esordi. In quel periodo il pubblico poteva assistere a una gran varietà di pellicole all’interno dello stesso programma: commedie, fiabe, film di viaggio, polizieschi, attualità, ecc. I filmati di viaggio come Les Rapides de la Rivière Ozu stimolavano la curiosità per lontani paesi esotici che probabilmente il pubblico non avrebbe mai visto di persona. Le immagini erotiche venivano mostrate all’interno di proiezioni speciali chiamate Herrnsabend (“Serate per signori”), che escludevano le donne e i bambini. Alcuni film come Lèvres collées, dove appare Max Linder in una piccola parte, o La Course à la perruque, forse all’epoca venivano considerati di cattivo gusto, ma oggi esprimono certamente tutta la freschezza e la purezza del cinema degli esordi, che non era legato alle aspettative borghesi di prassi culturale.
L’anno 1906 segnò anche una svolta importante nelle tecniche di colorazione. In due tipiche fiabe Pathé, La Fée printemps e La Fée aux pigeons, si può vedere chiaramente la graduale automatizzazione della colorazione a mano grazie all’uso di matrici, mentre nelle prime fasi il colore veniva applicato a mano con un pennello. Un attentat sur la voie ferrée, che rivela una sorprendente abilità nel narrare una storia poliziesca, è uno dei primi esempi dell’uso consapevole dell’imbibizione, dove ogni colore contribuisce all’effetto drammatico.
Nikolaus Wostry, Filmarchiv Austria