ISTANTANEA DI VITA IN SEMINARIO
DCP. Bn
Scheda Film
Il cinema religioso missionario, che ha documentato lo sviluppo delle congregazioni e delle missioni sin dai primi decenni del Novecento, è un genere ancora poco esplorato. Un cinema dai confini labili di cui CSC Archivio Nazionale Cinema Impresa è uno dei principali depositari in Italia.
I padri missionari documentano il mondo che li circonda con grande competenza tecnica, passando abilmente dalla macchina fotografica alla cinepresa. Particolarmente attratti da macchine robuste e di dimensioni contenute, capaci di sopportare climi estremi e di attraversare indenni savane e deserti, i padri fanno loro i formati cinematografici in pellicola ridotta, il 9.5mm prima e il 16mm poi. Nuovi utenti di un mercato in fermento, a cui aziende come la Pathé Baby dedicano particolare cura: lo dimostrano le pubblicità che compaiono in quegli anni sulle pagine di riviste cattoliche, con messaggi chiari ed efficaci che ne promuovono la leggerezza, la praticità e l’economicità.
Non sappiamo se i padri dell’Istituto Missionari Consolata (IMC) abbiano letto questi annunci, ma di certo sono stati attratti dall’eco del clamore che il piccolo formato aveva suscitato e lo usarono per riprendere e per proiettare copie di edizione.
Le ricerche sul fondo IMC sono ancora in corso, ma ad oggi sappiamo che parte di questi film furono girati da padre Alfredo Deagostini (1904-1989), assistente ai novizi e insegnante, che nel 1940 venne inviato in Etiopia dove realizzò un documentario sull’attività dei padri in quella regione. Con un fine più pragmatico che artistico, i religiosi della Consolata documentano su 9.5mm le attività negli anni Trenta e Quaranta: la preparazione dei missionari, che andava dagli studi di medicina a quelli di entomologia, la vita nelle case con l’attività didattica e formativa dei giovani, le buone pratiche ricreative all’aria aperta e infine la partenza dei padri verso le terre di missione e i primi incontri con quelle popolazioni lontane.
I film dell’IMC sono capaci di assorbire le contraddizioni tipiche del tempo – dove spesso il confine tra promozione e propaganda, tra evangelizzazione e civilizzazione, è molto sottile – e proprio per questo rappresentano fonti storiche preziose per lo studio del Novecento.
Elena Testa