HOME FROM THE HILL

Vincente Minnelli

  1. it.: A casa dopo l’uragano; Sog.: dal romanzo omonimo (1957) di William Humphrey; Scen.: Harriet Frank Jr., Irving Ravetch; F.: Milton Krasner; Mo.: Harold F. Kress; Scgf.: George W. Davis, Preston Ames; Cost.: Walter Plunkett; Mu.: Bronislau Kaper; Eff. Spec.: Robert R. Hoag; Int.: Robert Mitchum (capitano Wade Hunnicutt), Eleanor Parker (Han- nah Hunnicut), George Peppard (Raphael “Rafe” Copley), George Hamilton (Theron Hunnicutt), Luana Patten (Libby Halstead), Everett Sloane (Albert Halstead), Anne Seymour (Sarah Halstead), Constance Ford (Opal Bixby), Ken Renard (Chauncey), Ray Teal (Dr. Reuben Carson); Prod.: Sol C. Seigel, Edmund Grainger per Metro-Goldwyn-Mayer 35mm. D.: 150’. Col.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Alla fine degli anni ’50, la carriera di Minnelli lo aveva già portato in molti luoghi diversi: la St. Louis nostalgica di inizio secolo, la Parigi dei pittori impressionisti, e poi Broadway e il Radio City Music Hall. Tutti luoghi dove un esteta e un artista poteva sentirsi a proprio agio. Ma mai prima di A casa dopo l’uragano era finito in Texas, tra machismo esasperato, trofei di caccia e fucili alle pareti, e quel che Stephen Harvey descriveva nel suo libro su Minnelli come “una poltrona a misura umana dal colore del- la carne appena uccisa”.

Eppure il Texas era una scelta ovvia. Negli anni ’50 c’era stata una crescente ondata di film che parlavano di famiglie tormentate del profondo Sud, petrolieri e allevatori pieni di soldi, di forti emozioni e di scheletri nell’armadio. La Fox aveva adattato due romanzi di William Faulkner, La lunga estate calda e L’urlo e la furia, le cui sceneggiature erano state scritte da Irving Ravetch assieme alla moglie Harriet Frank Jr. Sfruttando questa formula, la MGM, Minnelli, Ravetch e Frank adattarono A casa dopo l’uragano, il primo romanzo scritto da un discepolo di Faulkner proveniente dal Texas orientale, William Humphrey. La produzione sfruttò come location proprio la terra natale di Faulkner, Oxford nel Mississippi, assieme a Paris e Clarksville nel Texas nord-orientale.

La storia è imperniata sulle tensioni tra un ricco e virile padre (Robert Mitchum), la moglie insoddisfatta (Eleanor Parker), e i due figli, uno legittimo e l’altro illegittimo (George Hamilton, George Peppard). Trovandosi in un terreno così poco familiare, un regista minore avrebbe cercato di nascondersi, fungendo unicamente da illustratore della vicenda. Ma non Minnelli, che si tuffa con un abbandono lirico per affrontare di testa sia il machismo che la poltrona di carne, si lancia in una caccia al cinghiale facendo un uso dinamico della macchina da presa e del montaggio, e costruisce l’epilogo come un grandioso climax sinfonico che supera perfino il finale di Qualcuno verrà. Ma in tutto questo Minnelli resta attento alle voci più deboli e impercettibili. Riesce a trasmettere la sofferenza di queste vite senza amore. Nel suo sguardo c’è calma, calore, humour, soprattutto nelle scene in cui Peppard, nel ruolo del figlio illegittimo Rafe, si avvia, nonostante tutti gli ostacoli, verso la maturità. Per Peppard, cresciuto tra l’Actors Studio e i teatri di New York, questo ruolo decretò il successo cinematografico. Per Minnelli, il film rappresentò una sfida ampiamente superata. E per Mitchum, con la sua presenza forte nel ruolo del padre, A casa dopo l’uragano fu un lavoro ben fatto, anche se lo capì solo in seguito. “Agli studi arrivavano molte lettere dei fan”, disse.

Geoff Brown

 

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