Hard To Handle

Mervyn LeRoy

T. it.: L’affare si complica. Sog.: Houston Branch. Scen.: Robert Lord, Wilson Mizner. F.: Barney McGill. Mo.: William Holmes. Scgf.: Robert M. Haas. Mu.: Cliff Hess. Su.: C.A. Riggs. Int.: James Cagney (Myron C. ‘Lefty’ Merrill), Mary Brian (Ruth Waters), Allen Jenkins (radioannunciatore della maratona di ballo), Ruth Donnelly (Lil Waters), Claire Dodd (Marlene Reeves), Robert McWade (Charles G. Reeves). Prod: Warner Bros. Pictures. Pri. pro.: 28 gennaio 1933 35mm. D.: 78’. Bn. 

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

James Cagney è il centro vitale degli in­credibili imbrogli descritti in questo film. Mervyn LeRoy (1900-1987) era una per­fetta incarnazione dei favolosi primi anni del sonoro alla Warner Bros., con sei film nel 1931, altrettanti nel 1932 e cinque nel 1933. Hard to Handle è un film relati­vamente poco noto (non citato per esem­pio nella filmografia selezionata di Wiki­pedia), preceduto da Io sono un evaso e seguito da La danza delle luci del 1933, due affreschi della Grande Depressione. Hard to Handle inizia con lo spettacolo paradigmatico dei tempi difficili: la mara­tona di ballo, in tutta la sua oscena disu­manità. In quindici minuti il film di LeRoy mostra più di quanto riesca a fare Sydney Pollack in Non si uccidono così anche i cavalli? (1969). I divi dell’epoca potevano essere sostituiti con facilità, ma è impossibile immaginare Hard to Handle senza il suo fulcro vitale. James Cagney è un truffatore per tutte le stagioni, non privo di una strana sfumatu­ra di innocenza. I suoi traffici si amplia­no fino a diventare un’immagine ironica dell’intera economia: grazie a lui vediamo come funzionano gli ingranaggi del siste­ma, e nostro malgrado ammiriamo gli im­brogli e i piccoli espedienti che portarono la nazione alla rovina. Il film è un espli­cito attacco alla pubblicità e alle forme di spettacolo scadenti, senza moralismi ma attraverso la cruda descrizione di una società in cui i valori stanno rapidamente declinando e gli eccessi degli anni Venti non sono ancora finiti: i prodotti sono solo un’occasione per ingannare e raggirare, la pubblicità è inseparabile dalla truffa e le persone sono vacche da mungere. È una grande storia di ascesa e caduta (anche se la caduta non arriva mai) in una società assurda e ossessionata dal denaro, nella quale si gioca sempre sporco e dove per­sino un truffatore come Myron C. Merrill, il personaggio di Cagney, può ricevere una laurea honoris causa in letteratura. Un terzo dei film interpretati da James Cagney fu girato tra il 1932 e il 1935; queste opere formano un insieme in cui il nome dei registi – che si tratti di Del Ruth, LeRoy o persino Wellman – è solitamente secondario, perché sono tutte straordina­rie. Ma fu Mervyn LeRoy, con il suo stile inconfondibile e con vigore surrealista, a creare questa perla misconosciuta. Solo pochi anni dopo, nell’ultimo periodo tra­scorso alla MGM, il regista avrebbe pur­troppo rallentato l’attività, anche se fu al­lora che produsse Il mago di Oz e diresse la celebre versione di Il ponte di Waterloo.

 

Copia proveniente da