Fiamma Che Non Si Spegne
Sog.: Oreste Biancoli, Giuliano Conte, Franco Navarra Viggiani, dal racconto Italica Gens di Franco Navarra Viggiani; Scen.: Siro Angeli, Oreste Biancoli, Giorgio Capitani, Giuliano Conte, Vittorio Cottafavi (non accreditato), Fulvio Palmieri, Alberto Pozzetti; F.: Gabor Pogany; Mo.: Renzo Lucidi; Scgf.: Ottavio Scotti; Mu.: Alessandro Cicognini; Co.: Maria De Matteis; Int.: Gino Cervi (Luigi Manfredi), Maria Denis (Maria), Leonardo Cortese (Giuseppe Manfredi/suo figlio Luigi), Luigi Tosi (Giovanni), Carlo Campanini (lo zio americano), Danielle Benson, Daniela Benucci, Nando Bruno, Tino Buazzelli, Maurizio Di Nardo, Giovanni Lovatelli, Fulvia Mammi (Norina), Carlo Mariotti, Arnaldo Mochetti, Giampaolo Rosmino, Barbara Vassarotti, Gaio Visconti, Dina Romano, Gustavo Serena, Lorena Berg, Diego Muni, Siro Angeli (prete alla fucilazione), Vittorio Cottafavi (superiore di Luigi); Prod.: Franco Navarra Viggiani per O.R.S.A Film; Pri. pro.: 21 settembre 1949. 35mm. L.: 2897 m. D.: 95’.
Scheda Film
Basato su un avvenimento reale, questo severo elogio delle virtù morali e del senso di sacrificio ritrovato di generazione in generazione andava talmente controcorrente rispetto all’epoca (siamo proprio agli inizi del Neorealismo) che suscitò una polemica alla Mostra di Venezia nel 1949. Cronaca dal ritmo fluido e avvincente, Fiamma che non si spegne è come illuminato, nei suoi momenti più forti, da un lirismo di carattere tragico. (…) L’esecuzione finale è la più bella sequenza dell’opera di Cottafavi
al cui proposito il regista ha confidato di essersi lasciato guidare, per metterla in scena, dalla propria ammirazione per la musica di Bach. Lungo l’intero film le scene d’azione e le scene intime si trovano situate su uno stesso piano d’intensità quasi liturgica, esito delle ricerche formali del cineasta. La liturgia cancella il tempo, cancella la Storia: ricolloca ogni azione tragica in una continuità di ordine religioso che è una sorta di eternità: la fiamma che non si spegne. Così il quadro dell’esecuzione di un soldato anonimo, in una guerra di milioni di morti, avrà la stessa grandezza, meriterà altrettanta cura nella composizione che il suicidio di Antonio e Cleopatra. È perché guarda prima di tutto all’eternità che il cinema di Cottafavi ignora – superbamente – il Neorealismo.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma, Laffont, Paris 1992