EINE KAMERA IST KEIN MOLOTOW-COCKTAIL

Gideon Bachmann

DCP. D.: 45’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel 1978 ho girato il mio secondo documentario politico. Nel frattempo mi ero trasferito in Italia e avevo conosciuto Pasolini, Rosi, Damiani, De Santis, Germi e molti altri registi ‘politici’, continuando a fare documentari sui registi, fra cui Ciao, Federico! su Fellini. […] Partendo da una frase pronunciata da Bernardo Bertolucci, il film s’intitola Eine Kamera Ist Kein Molotow-Cocktail. Era stato fatto con la speranza che la politica potesse motivare i giovani e che i film potessero essere veicolo di tale motivazione. Credevo ancora che con il cinema si potesse fare la rivoluzione. […] Ma certo non solo i film di registi blasonati. I nomi succitati avevano realizzato film politici per tutta la vita, senza riuscire a incidere più di tanto nella società. Ciò che volevo indagare con questo documentario era la possibilità di un cambiamento attraverso un differente tipo di cinema, fatto da non professionisti, dall’uomo della strada in prima persona. […] Era il tempo dei comitati di quartiere e delle ‘centocinquanta ore’, movimenti di base che avevano l’obbiettivo di spingere il semplice cittadino ad apprendere gli strumenti per prendere parte attiva nella modellizzazione dei media. […] Ho pensato che se avessimo realizzato quei film da soli, se non li avessimo visti lassù, lontani, remoti sul grande schermo, ma se avessimo lavorato sodo e ricercato, girato, montato e distribuito noi stessi, avremmo toccato le persone nei loro cuori, e attraverso i loro cuori, nelle loro menti. […]
Eine Kamera Ist Kein Molotow-Cocktail […] era realizzato per la televisione tedesca, cui avevo dovuto vendere l’idea di un film sul cinema delle persone che includesse materiali su film politici ‘ufficiali’, realizzati da registi italiani. […] Il mio film sul ‘cinema di quartiere’ si è trasformato nella storia della vita di Damiano Damiani. Abbiamo scoperto mentre giravamo che lui stesso era molto più interessato a lavorare con noi a un film sul cinema di strada piuttosto che essere oggetto di un normale lavoro biografico. Quindi quello che abbiamo fatto è stato girare il film apparentemente su di lui, ma facendogli fare le cose che ci eravamo ripromessi di fare nel documentario. […] La mia domanda centrale era: un film può essere politicamente utile? Può un film causare uno sconvolgimento sociale? Può un film spingere le persone a recitare? Il cinema è davvero una tale forza di cambiamento come si è sempre creduto, o può solo introdurre nuove abitudini, nuove mode, nuove ossessioni?

Gideon Bachmann, Limits of Political Moviemaking: The Search for Solidarity. 30 years of personal quest (testo inedito), 1996

Copia proveniente da

Restaurato nel 2022 da Cinemazero presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, a partire da una copia 16mm conservata presso La Cineteca del Friuli