DONNE SENZA NOME
T. alt.: Le indesiderabili; Sog.: Géza von Radványi; Scen.: Liana Ferri, Géza von Radványi, Corrado Alvaro, René Barjavel, Geza Herczeg, Fausto Tozzi; F.: Gábor Pogáni; Mo.: René Le Hénaff; Scgf.: Mario Garbuglia, Dario Cecchi (non accred.); Mu.: Roman Vlad; Int.: Simone Simon (Yvonne la francese), Françoise Rosay (la “contessa”), Valentina Cortese (Anna Petrov, la jugoslava), Vivi Gioi (Greta), Irasema Dilián (Bianca, la polacca), Gino Cervi (Pietro), Mario Ferrari (il capitano), Umberto Spadaro, Carlo Sposito, Lamberto Maggiorani, Julia Toldy, Eva Breuer, Anna Maria Alegiani, Nyta Dover, Betsy von Furstenberg, Amedeo Trilli; Prod.: Giorgio Agliani, R. Solmsen, Géza von Radványi per Navona lm; Pri. pro.: 23 marzo 1950; 35mm. D.: 99’. Bn.
Scheda Film
Radvanyi ha voluto fare un film sui campi di concentramento. Questi campi, si sa, sono quelli da cui escono tutti i falsi testimoni che, sei anni dopo la fine della guerra, hanno ancora paura della loro patria, perché hanno paura del loro passato. Li si lascia in questi campi inattivi, rosi poco a poco dai peggiori cancri morali finché non sono di una qualche utilità per Kravtchenko o Rousset. Non si separano nemmeno i criminali di guerra da quelli che sono stati vittime della propaganda. In questi campi, non si rieduca nessuno, si lasciano le vittime della propaganda nazista (e i successori) marcire al contatto coi criminali. Peggio, li si sottrae all’unica soluzione ragionevole per i loro mali: il ritorno alla loro patria. E certo, c’era in questa materia un film da fare. Il problema di questi campi di profughi, veri vivai di traditori, spie e rifiuti umani, è un problema che riflette la situazione in Europa Occidentale. Era necessario che il regista di un tale film fosse sicuro della legittimità di ciò che stava facendo. Geza Radvnáyi senza dubbio non lo era, perché non ha osato cercare per quali motivi i campi di profughi siano stati una vergogna né come questa vergogna avrebbe potuto cessare. Queste “donne senza nome” annegano in un pathos senza interesse. Il regista, poco solido nelle sue convinzioni, ha perso tutta la sua abilità di artigiano, un fenomeno curioso ma comprensibile. Gli artisti che compongono il cast, tutte vedette di primo piano: Simone Simon, Françoise Rosay, Vivi Gioi, Valentina Cortese, fanno quello che vogliono. Il risultato è variegato…
Roger Boussinot, Femmes sans nom: … Il y a du mou dans les celles, “L’Ecran français”, n. 285, 28 dicembre 1950 – 3 gennaio 1951