DIAL M FOR MURDER

Alfred Hitchcock

T. it.: Il delitto perfetto. Sc.: Frederick Knott, A. Hitchcock, dalla pièce omonima di F. Knott. F.: Robert Burks. Mu.: Dimitri Tiomkin, diretta da Ray Heindorf. M.: Rudi Fehr. Scgf.: Edward Carrere. Su.: Oliver S. Garretson, William A. Mueller, Lloyd Goldman, George R. Groves. Ass.R.: Mel Dellar. Cast: Ray Milland (Tony Wendice), Grace Kelly (Margot Mary Wendice), Robert Cummings (Mark Halliday), John Williams (Hubbard), Anthony Dawson (cap. Swan Lesgate), Patrick Allen (detective Pearson), George Leigh (detective Williams), Robin Hughes (sergente di polizia). Prod.: Warner Bros; 35mm. D.: 88’ a 24 f/s. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Solo recentemente sono state ristampate negli Stati Uniti delle copie in 3-D del Delitto perfetto. La tridimensionalità, qui, non è altro che un immenso e giubilante pleonasma, perché anche nella versione piatta la messa in scena di Hitchcock, quando esplora lo spazio ristretto concessogli (il film si svolge quasi interamente in un unico ambiente), possiede un rilievo straordinario. Hitchcock aveva anche rinunciato a ricorrere gli effetti schok che solitamente vengono impiegati per valorizzare il procedimento, e si era accontentato di piazzare la mdp in una buca, in modo che l’obiettivo si trovasse spesso ad altezza pavimento.

Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Paris, Robert Laffont, 1992

Il delitto perfetto è un film meraviglioso da guardare – una lezione di montaggio – tanto è vero che lo consiglio spesso ai miei studenti. È stato vedendolo finalmente in 3-D, due anni fa, che ho capito. Avevo dodici anni quando l’ho visto in prima visione, nella versione «piatta». Mi era piaciuto molto: era sostanzialmente una pièce teatrale inglese, ma c’era la scena dell’assassinio, la suspense a proposito del marito: l’avrebbero incastrato o no? Per questo a noi ragazzini non dispiaceva affatto. Ma mi ricordo anche che ero rimasto affascinato dall’uso del colore e delle inquadrature; e poi dalla storia. […] Quando mi sento un po’ stanco, mi concedo Il delitto perfetto. È come se ascoltassi una fuga di Bach: sapete, quando si cerca di indovinare il punto in cui comincerà la prossima frase, e quello in cui s’interromperà. Ma ecco che arriva la terza! E poi la quarta! E ora, ce ne sono cinque insieme…

Martin Scorsese, Il bello del mio mestiere, Roma, Minimum Fax, 2002

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