ASHDEN’S WALK ON MON (AKA THE ISLAND OF MON O ISLAND AT MON O SPACE TRAVEL, A WALK ON MON)

Derek Jarman

BetaSP da Super 8mm a 12 f/s. Bn e col

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Questo programma comprende alcuni film della suite The Art of Mirrors, serie di opere incentrate sul processo alchemico. Questi film vennero poi riuniti in un’unica opera intitolata In the Shadow of the Sun. Della suite fanno parte numerosi lavori, tra cui un film che prevede una proiezione a triplo schermo. Particolarmente interessanti, anche perché mai presentati pubblicamente dopo la fine degli anni ‘70, sono Ashden’s Walk on Mon, ambientato nell’isola di Mon, al largo delle coste danesi, e Death Dance, interpretazione di Jarman di una Danza Macabra. Tarot è insolito, benché non unico nell’opera di Jarman, poiché fa ricorso ad alcuni trucchi fotografici, dovuti forse all’influenza del designer Christopher Hobbs più che all’intervento di Jarman, diffidente nei confronti di qualsiasi procedimento tecnicamente troppo complesso. Hobbs vi interpreta anche la parte del mago. In the Shadow of the Sun «è uno dei principali risultati di Jarman degli anni ‘70, insieme a SebastianeJubilee e The Tempest. Gli esperimenti visivi di In the Shadow of the Sun e i primi home movie riemergeranno poi pienamente sviluppati nei lungometraggi della metà degli anni ‘80. […] Il film utilizza la sovrimpressione, il movimento rallentato, la messa in scena coreografica e un accompagnamento musicale modernista di Genesis P Orridge (interpretato dal suo gruppo Throbbing Gristle), il tutto influenzato dall’estetica ‘cut-up’ di William Burroughs. L’effetto a volte è stridente, soprattutto quando le immagini fremono lungo lo schermo senza alcuno scopo, come una serie di forme prive di sostanza. Jarman […], in Dancing Ledge, affermava che ‘i primi spettatori si scervellavano alla ricerca di un significato, invece di rilassarsi in un ambiente tappezzato di immagini casuali’.» (Michael O’Pray, Derek Jarman. Dreams of England)

Karola Gramann, James Mackay