Le Grand Amour
Sog., Scen., Dial.: Jean-Claude Carrière, Pierre Etaix; F.: Jean Boffety; Mo.: Henri Lanoë; Scgf., Co.: Daniel Louradour; Mu.: Claude Stiermans; Su: Jean Bertrand; Int.: Pierre Etaix (Pierre), Annie Fratellini (Florence), Nicole Calfan (Agnès), Alain Janey (Jacques), Ketty France (signora Girard), Louis Maïss (signor Girard), Sandra Fratellini (giovane donna), Jacqueline Rouillard (signora Louise), Renée Gardès, Billy Bourbon (l’ubriacone), Micha Bayard (segretaria di Bourget), Claude Massot (cameriere), Jane Beretta (sesta comare), Magali Clément (Irène), JeanPierre Loriot (vecchio), Emile Coryn, Sylvie Delalande, Denise Péronne, Luc Delhumeau (autista furioso), Tino Fratellini, Gino Fratellini, Jean-Pierre Helga (Bourget), Mad Letty (la madre superiora), Marie Marc (la nonna), Rolph Zavatta (lo svizzero); Prod.: Paul Claudon per CAPAC, Les Productions de la Guéville, Madeleine Films; Pri. pro.: maggio 1969
Scheda Film
Il cinema comico è nato in Francia con il cinema e con Méliès. Qui rinasce con Pierre Etaix. La lunga ascesa, paziente e ragionata, di questo cineasta, è un fenomeno particolare. Senza smargiassate né buchi nell’acqua, senza pubblicità abusiva, senza scandalo né pettegolezzi, Pierre Etaix ha conquistato il suo pubblico. Non ha segreti, se non il talento dovuto ad una sensibilità esacerbata, una visione acuta del mondo e delle persone… e l’amore per il genere umano. Se Le Soupirant era un omaggio al cinema muto, Yo Yo un’analisi sull’ambizione e Tant qu’on a la santé una critica vigorosa del falso progresso (la società cosiddetta dei consumi), Le Grand amour ritorna alla misura umana, quella della poesia, del sogno e della lotta dell’uomo contro il conformismo.
Siamo lontani, qui, dalla commedia all’americana, che è apprezzabile e apporta molto all’arte del cinema. Le Grand amour ha il merito della semplicità, quella dei ricchi di spirito. Tutto si svolge su questa fragile frontiera che separa il sogno dalla realtà, l’evasione dal condizionamento. (…) Pierre Etaix e Jean-Claude Carrière hanno tracciato un quadro, tenero e feroce insieme, della vita familiare, senza processi né requisitorie, e soprattutto, il che è assolutamente rimarchevole, senza nessun prestito da opere preesistenti. Se è lecito inventare il termine di “nouvelle vague comica” è proprio a Grand amour che questa definizione calza a pennello. Si chiacchiera un po’ di più in questo film rispetto ai precedenti di Pierre Etaix. Si chiacchiera, non solo nel dialogo, ma anche nelle immagini, e le gag non sono una lotta fra l’uomo e l’oggetto (Chaplin, Keaton, gli eroi di Mack Sennett) ma fra i personaggi e la loro immaginazione.
Meglio, si sollecita lo spettatore ad entrare nel gioco, a lasciarsi andare, ad aggiungervi anche la propria immaginazione, insomma a ritrovare se stesso sullo schermo. (…) Le Grand amour, d’altronde, trabocca d’invenzioni, di immagini nuove, come quella strada di campagna dove le automobili sono sostituite da dei letti, dove gli occupanti sognano o hanno incubi e anche entrano in collisione, come le fasi successive del matrimonio, etc. Pierre Etaix, invece di utilizzare degli attori sperimentati (a parte se stesso, Annie Fratellini e la giovane attrice della Comédie Française Nicole Calfan) si è dilettato a far recitare tutti i ruoli secondari a degli artisti del circo “che conoscono meglio i gesti della vita”: Rolph Zavatta, Louis Maïs, Loriot, che hanno il vantaggio di comprendere subito ciò che ci si attende da loro. Un grande film? Un film unico nel suo genere, una scoperta, un brano di tenerezza e di calore.
Samuel Lachize, Heureux les riches d’esprit…, “l’Humanité”, 19 marzo 1969
Restaurato nel 2010 da Studio 37, Fondation Technicolor pour le Patrimoine du Cinéma e Fondation Groupama Gan pour le Cinéma.