YORU NO SUGAO
Photo © Kadokawa
[Il volto nudo della notte]. T. alt.: Night’s Face. Scen.: Kaneto Shindo. F.: Yoshihisa Nakagawa. Scgf.: Shigeo Mano. Mus.: Sei Ikeno. Int.: Machiko Kyo (Ikemi), Ayako Wakao (Hisako), Jun Negami (Wakabayashi), Eiji Funakoshi (Naruse), Sugawara Kenji (Amamiya), Michiko Ono (Kunie), Minosuke Bando (Jujiro Nakamura), Chikako Hosokawa (Shino), Chieko Naniwa (Kinue). Prod.: Daiei. 35mm. Col.
Scheda Film
Un’altra bella sceneggiatura di Kaneto Shindo è alla base di questo film drammatico raramente proiettato che Donald Richie ha definito “un completo smascheramento del mondo della danza tradizionale giapponese”. Il film, che si svolge tra la Seconda guerra mondiale e il presente postbellico, racconta la rivalità tra due danzatrici decise a “riscattarsi agli occhi del mondo”. Due attrici di spicco del dopoguerra appartenenti a generazioni leggermente diverse incarnano in modo calzante la mentore e l’allieva. Machiko Kyo, già vista in questa retrospettiva in Itsuwareru seiso, era celebre per il suo temperamento e il suo fascino; aveva lavorato con Yoshimura nell’adattamento della prosa epica del periodo Heian Genji monogatari (Storia di Genji, 1951) e in Yoru no cho (Farfalle notturne, 1957), sulle entraineuse nei locali notturni di Ginza a Tokyo. Aveva già recitato al fianco di Ayako Wakao (1933) nell’ultimo film di Mizoguchi, Akasen chitai (La strada della vergogna, 1956). Wakao incarnava un nuovo tipo di femminilità giapponese, ribelle e decisamente moderna. Dopo essersi fatta conoscere nel ruolo della geisha dissidente che si opponeva alle restrizioni della sua professione in Gion bayashi (La musica di Gion, 1953) di Mizoguchi, divenne poi il volto del cinema innovativo, elegante e d’ispirazione europea di Yasuzo Masumura. Qui le diverse personalità divistiche delle due attrici danno efficacemente vita alla rivalità tra le due danzatrici.
Per il recensore di “Kinema Junpo” il film era “non sentimentale bensì amorale, perché pieno di persone che scelgono la strada migliore pensando esclusivamente a sé e non agli altri”. Lo stesso Shindo ammise di provare avversione per l’atmosfera della danza giapponese, e disse che le sue priorità stavano altrove: “Ciò che mi interessa sono i soldi, il potere, l’inganno, la lascivia e statue umane nude colte nell’eccitazione della danza”.
Alexander Jacoby e Johan Nordström