YEK ETTEFAGH-E SADEH

Sohrab Shahid Saless

[Un semplice evento] F.: Naghi Maasoumi. M.: Kazem Rajinia. Int.: Mohammad Zamani, Anne Mohammad Tarikhi, Habibullah Safarian, Hedayatullah Navid, Majid Baghaie. Prod.: Sazman-e Cinemaie Keshvar. 35mm. D.: 82‘. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Una manciata di giorni nella vita di un ragazzo sulle rive del Mar Caspio. A scuola va male e viene quasi espulso. Dà una mano al padre, pescatore di frodo, e a casa assiste al deteriorarsi delle condizioni di salute della madre.
Il primo film di Sohrab Shahid Saless fu girato clandestinamente con i soldi e la troupe destinati a un cortometraggio commissionatogli dall’ente governativo Sazman-e Cinemaie Keshvar, per il quale aveva realizzato circa venti cortometraggi per lo più non accreditati. Il film fu girato a Bandar Shah. Saless, che era un ammiratore di Čechov, scelse il luogo per la sua atmosfera vagamente russa e perché si trattava di un capolinea ferroviario, una sorta di vicolo cieco come le esistenze dei suoi personaggi. A interpretare il ragazzo è Mohammad Zamani, che non era mai stato al cinema in vita sua e sulle cui fragili spalle si intuisce tutto il peso del mondo. Misteriosamente calmi e come svuotati, i personaggi sono apparentemente privi di sentimenti eppure capaci di produrre un enorme impatto emotivo sul pubblico.
Il ritmo torpido e l’incisivo senso della realtà creano un mondo in cui la morte della madre del ragazzo può rappresentare un semplice evento, un fatto da niente che a malapena tocca il bambino o il pubblico: significativo, o insignificante, come l’abbaiare dei cani o il frinire dei grilli durante tutta la durata del film. Anzi, la sola differenza tra tutti questi fenomeni in un film di Shahid Saless sulla morte è che quest’ultima avviene in silenzio e senza lasciare traccia.
Nato nel 1944, Shahid Saless fu il solitario per eccellenza del cinema iraniano. Nel 1963 si trasferì in Austria, dove studiò teatro e cinema prima di andare a Parigi nel 1966 per frequentare Le Conservatoire libre du cinéma français. Ammalatosi di tubercolosi e d’ulcera, tornò in Iran dove lavorò come documentarista per il Ministero della Cultura. Yek ettefagh-e sadeh, forse il film più influente della nouvelle vague iraniana, fu proiettato durante la seconda edizione del Festival Internazionale del Cinema di Teheran dove vinse il premio FIPRESCI. Shahid Saless girò poi sempre a Bandar Shah l’ancor più tetro T.abi‘at-e bijān (Still Life), forse la sua opera migliore. Costretto a rinunciare a un documentario per problemi di censura, si trasferì in Germania dove realizzò almeno tredici film, in gran parte prodotti dalla televisione tedesca.
Sempre distaccato e malinconico, nel 1998 Shahid Saless si stabilì a Chicago, dove morì dopo aver lottato con le diverse malattie croniche, il cancro e la povertà. Esercitò un influsso profondo e duraturo sui registi iraniani, da Abbas Kiarostami a Mohammad Ali Talebi.

Copia proveniente da

Preservato nel 2014 da National Film Archive of Iran a partire dal negativo originale 35mm