VOICI LE TEMPS DES ASSASSINS

Julien Duvivier


T. it.: Ecco il tempo degli assassini. Sc. J. Duvivier, Charles Dorat, P.A. Breal, Maurice Bessy. F.: Armand Thirard. Mu.: Jean Wiener. M.: Marthe Poncin. Scgf.: Robert Gys. Cost.: Jacques Cottin. Cast: Jean Gabin (André Chatelin), Danièle Delorme (Catherine), Lucienne Bogaert (Gabrielle), Gérard Blain (Gérard Delacroix), Germaine Kerjean (Mme Chatelin), Gabrielle Fontan (Mme Jules), Robert Manuel (Mario Bonaccorsi), Alfred Goulin (Armand), Jean-Paul Roussillon (Amde), Robert Pizani (il presidente), Aimé Clariond (Pruvot), Robert Arnoux (Bouvier), Michel Seldow (Gentel), Liliane Bert (Antoniette), Gaby Basset (cameriera), Gérard Fallec (Gaston). Prod.: CICC / Films Agiman / Société Nouvelle Pathé Cinéma; 35mm. D.: 113’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Julien Duvivier rinverdisce un poco la gloria del cinema francese. Il suo lavoro ha una compostezza irreprensibile; esso testimonia una sincerità talmente rara tra i nostri registi – sempre alla ricerca dell’effetto – che ci permettiamo di stupirci. Per esempio la storia, che si svolge nel quartiere di Les Halles. Si poteva scommettere che il lato pittoresco del luogo avrebbe prodotto «scene di genere» condite con espressioni colorite, cose colte dal vivo. E conosciamo i pericoli di simili scene: esse finiscono per annegare la narrazione sotto il pretesto del documentario. Duvivier, invece – e non è cosa da poco – rifiuta qualsiasi digressione estranea al racconto. […] Ai due poli dell’ispirazione troviamo due diversi modi di parlare di Les Halles: quello di André Breton, che vi prosegue la propria ricerca del Meraviglioso («i magnifici cubi bianchi, rossi, verdi delle primizie») e quello di Duvivier, il cui realismo deriva direttamente dal Naturalismo di Zola e del primo Huysmans.

André S. Labarthe, in «Cahiers du cinéma», n. 59, mag. 1956

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