THE RETURN OF DRAW EGAN
Regia: Scen.: C. Gardner Sullivan; F.: Joe August; Scgf.: Robert Brunton; Ass. R.: Cliff Smith; Int.: William S. Hart (“Draw” Egan / William Blake), Louise Glaum (Poppy), Margery Wilson (Myrtle Buckton), Robert McKim (Arizona Joe), J.P. Lockney (Mat Buckton), Leo Willis (un cowboy); Prod.: Thomas H. Ince per Triangle (Kay-Bee); Dist.: Triangle Digibeta. D.: 55’.
Scheda Film
Dopo il successo di Hell’s Hinges, Hart e Ince realizzarono un’altra cupa rappresentazione del West Americano, The Aryan, che l’attore considerava “uno dei migliori western mai realizzati”. Uno dei lavori preferiti di Louis Delluc e di altri critici europei, oggi del film sopravvive solo un frammento. Hart non voleva essere intrappolato nel personaggio del fuorilegge, redento o meno, e nei suoi film successivi passò al ruolo di cacciatore, di reverendo e persino (due volte) di indiano. Al di là della natura particolarmente iconografica di questi ruoli, entrambi capirono che la drammatizzazione di queste storie di redenzione morale e spirituale (che i critici già descrivevano come “lotte interiori”) erano più riuscite quando compariva la figura del “cattivo buono”. Questa volta il fuorilegge diventa il nuovo sceriffo di Yellow Dog, un’altra delle malfamate cittadine del West creata a Inceville dalla produzione senza fronzoli dello scenografo Robert Brunton. Ricattato da un vecchio compagno, sembrerebbe andare incontro all’ennesimo finale tragico, o quantomeno amaro, così come vuole la convenzione. Ma il copione di C. Gardner Sullivan premia la conversione di questo fuorilegge con un lieto fine a tutto tondo: non solo conquista la ragazza, ma riesce anche a restare nella cittadina come tutore della pace. Non tutti i successivi film di Hart avranno lo stesso finale positivo, ma le tragedie sembrano colpire meno di frequente dopo il 1917. Una maggiore attenzione da parte dei gruppi riformisti e un cambiamento nel pubblico di riferimento di Hart (o almeno di quelli che Hart credeva essere i suoi estimatori) avrebbero gradualmente reso meno cupo il suo cinema. Con l’entrata in guerra dell’America il suo interesse per l’autenticità della rappresentazione avrebbe lasciato il posto a una maggiore consapevolezza del suo ruolo di guida morale per i “ragazzi d’America”.
Richard e Diane Koszarski