THE DAMNED

Joseph Losey

T. it.: Hallucination; T. alt. (Usa): These Are the Damned; Sog.: dal romanzo “The Children of Light” di Henry Lionel Lawrence; Scen.: Evan Jones; F.: Arthur Grant; Mo.: Regi- nald Mills; Scgf.: Richard MacDonald, Bernard Robinson; Cost.: Molly Arbuthnot; Sculture: Elizabeth Frink; Mu.: James Bernard; Su.: Jock May; Int.: Macdonald Carey (Simon Wel- ls), Shirley Ann Field (Joan), Oliver Reed (King), Alexander Knox (Bernard), Viveca Lindfors (Freya Neilson), Walter Gotell (maggiore Holland), James Villiers (capitano Gregory); Kit Williams (Henry), Rachel Clay (Victoria); Prod.: Anthony Hinds per Hammer Films Productions Limited 35 mm. D.: 96’. Bn.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

The Damned è il racconto agghiacciante di una banda di motociclisti spietati e di un misterioso esperimento che coinvolge bambini innocenti. (…) Nati da madri morte per una dose letale di radiazioni, anche i bambini sono radioattivi, e diventano cavie di un esperimento bizzarro, che cerca di produrre individui in grado di sopravvivere alle radiazioni che seguiranno un inevitabile olocausto nucleare. (… ) Il film fu giudicato troppo lungo dai distributori, così i 100 minuti originari vennero ridotti a 87. Anche se la Hammer era delusa del risultato finale, il film fu accolto da molte critiche sorprendentemente positive. In particolare, Films and Filming scrisse: “Si tratta senza dubbio di uno dei film britannici più importanti dell’anno, e forse di tutti gli anni ’60.”

Visti i temi particolarmente delicati, la Hammer era indecisa su come gestire il film. Ci vollero 18 mesi prima che uscisse in Inghilterra nel [maggio] 1963, inserito in un doppio spettacolo con un altro thriller della Hammer, Maniac, e anche allora la pubblicità continuava a insistere sulla banda di motociclisti di [Oliver] Reed, piuttosto che sull’elemento fantascientifico. Ma il film ebbe un lancio ancor più difficile e burrascoso in America. The Damned faceva parte dell’accordo di distribuzione tra Hammer e Columbia e gli americani furono almeno abbastanza furbi da giocare con gli aspetti fantascientifici della storia, soprattutto visto il successo di Il villaggio dei dannati. Ma non bastò questo e il cambio di titolo in These Are the Damned ad evitare che il film venisse relegato negli archivi della Columbia e andasse perduto, forse a causa di vecchi risentimenti verso Losey. Nel 1964, The Damned vinse l’ambito Asteroide D’Oro alla seconda edizione del Festival della Fantascienza di Trieste, ma continuò a non uscire in America. Riemerse infine nell’estate del 1965, ma solo dopo aver subito un ulteriore taglio di 10 minuti, così che con i suoi 77 minuti potesse accompagnare la proiezione di Genghis Khan.

Wayne Kinsey, “The Damned”, The House That Hammer Built, n. 3, giugno 1997

 

The Damned fu il primo film di Losey in grande formato (Ham- merScope).
“Vedi le cose in modo diverso (…) da un lato offre maggiore ampiezza, ma dall’altro distorce la profondità… [e] influenza i movimenti della macchina da presa, perché se ti muovi troppo in fretta l’immagine traballa. Non mi piacerebbe fare così tutti i film. Ma ce ne sono alcuni come The Damned (…) che avrebbero perso molto in un altro formato. In The Damned potevo fare lunghe inquadrature (…) e seguire i movimenti nel panorama, tra le rocce, navi ed elicotteri, in parte proprio grazie alla forma dello schermo (…)”

Joseph Losey, in Michel Ciment, Conversations with Losey, Methuen, 1985

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