The blot

Lois Weber

Scen.: Lois Weber, Marion Orth. F.: Philip Du Bois, Gordon Jennings. Int.: Claire Windsor (Amelia Griggs), Louis Calhern (Phil West), Margaret McWade (Mrs Griggs), Philip Hubbard (professor Griggs), Marie Walcamp (Juanita). Prod.: Lois Weber Productions. Pri. pro.: 21 agosto 1921 16mm. D.: 80’ ca. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Ultimo film di Weber per la sua casa di produzione indipendente, The Blot dimostra che anche nelle sue opere più tarde la regista non abbandonò la critica sociale (come talora si sostiene). Atto d’accusa nei confronti di una società concentrata sulla ricchezza e il consumo al punto da ignorare l’importanza dell’istruzione e della religione, The Blot contrappone la nobile povertà della famiglia di un professore all’opulenza ostentata dello spasimante della figlia e al volgare materialismo della famiglia di un calzolaio immigrato. Il film si indigna del fatto che coloro che producono e vendono beni di consumo vivano meglio degli insegnanti e dei preti che hanno il compito di scolpire le menti e gli animi del paese. Gli oggetti assumono un’importanza eccezionale nel film: le automobili, i vestiti, il cibo (o la sua mancanza) diventano tutti indicatori delle aspirazioni e della posizione sociale. Elogiando il talento con cui Weber sa cogliere “dettagli semplici con semplicità”, il critico Joseph L. Kelley scrisse che il suo cinema “rivelava le piccole banalità della vita quotidiana in una maniera che smentiva il luogo comune secondo cui l’ovvio non è mai interessante”. Concentrando l’attenzione sulla moglie del professore, Mrs Griggs, The Blot sottolinea il suo punto di vista e invita lo spettatore a condividere la sua umiliazione per la povertà della famiglia, indicando esplicitamente le pressioni esercitate sulle donne nella società dei consumi. Forse l’aspetto più coraggioso sta nel rifiuto di Weber di fornire l’atteso lieto fine, dimostrando così fino in fondo la forza della sua critica.

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