Spare Time

Humphrey Jennings

Scen.: Humphrey Jenning. F.: H.E. Fowle. Su.: Yorke Scarlett. Int.: Laurie Lee (commento). Prod.: Alberto Cavalcanti per GPO Film Unit. 35mm. D.: 15′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Spare Time offrì a Jennings un’occasione per esplorare la poesia dell’espressione popolare, sua tematica prediletta, e per misurare l’impatto della vita industriale sulla fantasia collettiva. Il film mostra come in una società industrializzata sia possibile usare la tradizione e la creatività per esprimere il proprio lato emotivo e spirituale nei preziosi intervalli di relativa libertà tra il lavoro retribuito e il sonno. Il suo singolare punto di vista sulla classe operaia gli attirò le critiche dei griersoniani.
Nonostante Jennings si riservasse una notevole libertà d’azione sul campo, i sopralluoghi e le ricerche preliminari gli avevano permesso di identificare tre tipiche forme d’espressione della classe operaia: una banda di ottoni, un coro e un gruppo di suonatori di kazoo del Lancashire. Sono loro ad accompagnare le diverse sequenze regionali dedicate ad attività della classe operaia quali il giardinaggio, l’allevamento dei cani da corsa, la divisione del lavoro domestico, i giochi al pub, il calcio e il teatro amatoriale. Il film riconosce anche l’influsso della cultura popolare americana sulla generazione più giovane, evidente nei riferimenti ai fumetti western, alle orchestre da ballo, al basket e alla Victoria jazz band. Jennings mostra così una cultura operaia ricca e variegata, capace di restare fedele alle tradizioni pur accogliendo la modernità simboleggiata dal consumismo, dalla cultura e dallo spettacolo americani.
Il legame tra i lavoratori britannici e il popolo americano è sottolineato inserendo il lavoro e lo svago nel contesto storico della produzione industriale e del pacifico commercio internazionale: l’introduzione identifica alcuni segni della rivoluzione industriale quali le case a schiera, le ciminiere […]. Dopo queste immagini il film si divide in tre parti, ciascuna introdotta e conclusa da un preambolo e una coda brevissimi e funzionali. La voce fuori campo, di Laurie Lee, espone la ragione fondamentale dell’opera: “Questo è un film sul modo in cui trascorrono il loro tempo libero i lavoratori di tre settori industriali britannici: acciaio, cotone e carbone. Tra il lavoro e il sonno c’è quello che chiamiamo tempo per noi stessi. Cosa ne facciamo?”. Ciascuna parte inizia con un breve commento sui ritmi e l’organizzazione del tempo sociale nei diversi settori industriali.

Philip C. Logan, Humphrey Jennings and British Documentary Film Movement: A Re-assessment, Ashgate, Londra 2011

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