SOTTO IL SOLE DI ROMA
Sog.: Fausto Tozzi, Renato Castellani; Scen.: Renato Castellani, Sergio Amidei, Suso Cecchi d’Amico, Ettore Maria Margadonna, Fausto Tozzi; F.: Domenico Scala; Mo.: Jolanda Benvenuti; Scgf.: Dario Cecchi (non accred.); Mu.: Nino Rota, dirette da Franco Ferarra; Int.: Oscar Blando (Ciro), Francesco Golisano (Geppo), Liliana Mancini (Iris), Alberto Sordi (Fernando, il commesso della calzoleria), Gisella Monaldi (Tosca), Alfredo Locatelli (il Nerone), Ennio Fabeni (Bruno), Ilario Malaschini (Pirata), Luigi Valentini (Romoletto), Omero Paoloni (Coccolone), Angelo Giacometti (cameriere), Tanino Chiurazzi (Bellicapelli); Ferruccio Tozzi (padre di Ciro), Maria Tozzi (madre di Ciro), Panaccioni (se stesso), Anselmo Di Biagio (il dottorino), Lorenzo Di Marco, Gina Mascetti, Luisa Rossi, Nicola Manzari; Prod.: Sandro Ghenzi per Universalcine; Pri. pro.: 2 ottobre 1948 35mm. D.: 104’. Bn.
Scheda Film
Un altro bellissimo film italiano, sempre nell’aura detta neorealista, ma con un estro, una vivacità, una foga narrativa tutte sue. Può anche darsi che con il tempo, anzi abbastanza presto, la vena si esaurisca ma qui butta ancora, e con quale forza.
Non è facile raccontare la trama d’un film di questa fatta, che quasi si inventa via via che procede, con bruschi passaggi dal picaresco al tragico, dal candido al brutale, senza poi, neppure nascosta, una tesi sociale che dia unità al materiale, alla colata bruciante di vita. Perché c’è, in fondo, un’indifferenza, o almeno una rassegnazione alla fatalità, di antichissima souche romana, romanesca direi. Dialettale? Ma con la nobiltà d’una tradizione che conta, scusate poco, il Belli.
Dei ragazzi grandi, degli adolescenti nel brulicante quartiere di S. Giovanni (uno, solo, abita addirittura in Colosseo) fra il ‘42 e il ‘45 giocano, nuotano, rubacchiano, s’innamorano, stanno anche per finir male: ma quel che più importa si muovono, nel far queste cose, con tale brio (e con essi si muove la macchina da presa) che lo spettatore non può non sentirsi preso da una sorta di esilarata felicità. È come se ci si sentisse all’improvviso trasportati davvero a Roma, fra quel popolo straordinario, straccione e magnifico, umano sin troppo umano, e mobile e vivo. Se questa non è una tranche de vie, per dirla con la formula neorealista… E senza il noioso impegno moralistico dei naturalisti, l’uggioso fine politico dei populisti, con schietta, classica libertà da ogni schema prestabilito. L’abuso di latrine è innegabile (…) ma gli squarci di campagna laziale sono d’un tale fresco respiro da compensare ampiamente il puzzo. L’amore, e certo amore, è toccato con estrema delicatezza, e basterebbe quel primo bacio con grattatina della gamba della ragazza per dirci che Castellani è un regista. Ma, ripeto, è inutile analizzare nelle singole parti (deliziosa l’avventura dei ragazzi finti prigionieri inglesi, il ritratto della signora acchiappa giovanotti) un film che vale soprattutto per il suo veloce, irresistibile tempo di galoppo.
Attilio Bertolucci, Sotto il sole di Roma, “Gazzetta di Parma”, 12 febbraio 1949