SIX ET DEMI ONZE
S.: Marie-Antonine Epstein. F.: George Périnal. Scgf.: Pierre Kéfer. In.: Edmond Van Daële (Jérôme de Ners), Nino Costantini (Jean de Ners), Suzy Pierson (Marie), René Ferté (Harry Gold). P.: Les Films Jean Epstein. 35mm. L.: 1751 m. D.: 80′ a 20 f/s.
Scheda Film
Moderno, Six et demi onze lo è già dal titolo. Six et demi onze corrisponde ad una kodak. Se questo film si riallaccia ancora a Le double amour, “era però ancora molto Pierre Frondaie”, diceva Epstein, come concezione cinematografica esso appartiene interamente al ciclo di film a venire. Interrogandosi sul suicidio di suo fratello, un uomo riflette e, di deduzione in deduzione, trova la soluzione. Tutto questo si svolge sotto i nostri occhi a ritroso nel tempo. Procedimento che Feyder riprenderà tre anni dopo in The Kiss. È già la prova della fotogenia del movimento, non più nello spazio come nei primi film del 1923, ma nel tempo. Six et demi onze apre dunque “questa seconda serie in cui vi è una fotogenia del movimento, di studi, di presenza, di ricerca per tentativi di una fotogenia non più di movimento nello spazio ma nel tempo. Questa variazione della prospettiva temporale esiste in La glace à trois faces dove contemporaneamente gli stessi individui vedono tre azioni in maniera diversa che si intrecciano e che si svolgono con ritmi diversi.”
Henri Langlois, “Jean Epstein”, Cahiers du cinéma, n. 24, 1953