SHE GOES TO WAR
Sog.: dal racconto omonimo (1929) di Rupert Hughes. Scen.: Howard Estabrook, Fred De Gresac, John Monk Saunders. F.: John P. Fulton, Tony Gaudio. M.: Lloyd Nosler. Scgf.: Albert S. D’Agostino, Robert M. Haas. Mus.: Modest Altschuler. Int.: Eleanor Boardman (Joan), John Holland (Tom Pike), Edmund Burns (Reggie), Alma Rubens (Rosie), Al St. John (Bill), Glen Walters (Katie), Margaret Seddon (madre di Tom), Yola d’Avril (Yvette). Prod.: Inspiration Pictures, Inc.. DCP. D.: 50’. Bn.
Scheda Film
Distribuita per la prima volta nel 1929 in due versioni, una muta e l’altra accompagnata da canzoni ed effetti sonori sincronizzati, l’epopea di Henry King sulla Prima guerra mondiale uscì una seconda volta nel 1939 con l’aggiunta di un’introduzione sull’opportunità o meno di un nuovo intervento statunitense in Europa. Dato che il film offre una visione infernale della guerra, la scelta appare tutt’altro che neutra. La pellicola, che inizialmente aveva una durata di cento minuti, fu inspiegabilmente ridotta a una cinquantina di minuti e privata di tutte le didascalie.
I recensori dell’epoca spiegano che l’eroina (Eleanor Boardman) è una ragazza snob della buona società che va in Europa a lavorare in una mensa al fronte e scopre che il ricco fidanzato è un codardo. Rivolge allora le proprie attenzioni a un uomo di umili origini che aveva in precedenza disdegnato. Quando il fidanzato fifone si ubriaca poco prima che il suo reparto entri in azione, Boardman indossa la sua uniforme e la sua maschera antigas e assiste in prima persona ai combattimenti.
La versione tagliata è un collage frammentario, che alterna bruscamente scene di soldati in marcia nel fango alla diva tragica del muto Alma Rubens – sin troppo chiaramente segnata dagli effetti devastanti della tossicodipendenza – che canta con lugubre allegria accompagnandosi con l’ukulele. Commossi primi piani e strazianti immagini di soldati feriti contrastano con le smorfie comiche di Al St. John, qui non più discreto di quanto lo fosse dieci anni prima in ruoli di terzo piano nelle comiche di Roscoe ‘Fatty’ Arbuckle. (A un certo punto la nostra eroina fugge da una trincea nel mezzo di una battaglia, preferendo evidentemente il fuoco delle mitragliatrici alle attenzioni moleste di St. John.). La sequenza più lunga e memorabile segue l’avanzare angosciante dei carri armati in mezzo alle fiamme e la sofferenza dei soldati stipati all’interno, in un’oscurità bruciante. Non sapremo mai se nella versione originale il tutto riuscisse a formare un insieme coeso. Ciò che resta ci appare come il febbrile delirio di un soldato ferito.
Imogen Sara Smith