SELFISH YATES
Scen.: C. Gardner Sullivan; F.: Joe August; Scgf.: Thomas A. Brierley; Int.: William S. Hart (“Selfish” Yates), Jane Novak (Mary Adams), Ernest Butterworth (Hotfoot), Bertholde Sprotte (“Rocking Chair” Riley), Harry Dunkinson (Ed Miller, the “Oklahoma Hog”), Thelma Salter (Betty Adams); Prod.: William S. Hart Productions (“Supervisione: Thomas H. Ince”); Dist.: Paramount-Artcraft 35mm. L.: 1257 m. D.: 57’ a 19 f/s. Col.
Scheda Film
Dopo The Narrow Trail, la William S. Hart Productions si trasferì nei vecchi Mabel Normand Studios di Edendale, dove Hart e la sua squadra trovarono un proprio spazio leggermente in disparte rispetto al mainstream hollywoodiano e sufficientemente lontano dal nuovo studio di Tom Ince a Culver City. Selfish Yates è l’ennesimo film ambientato in una cittadina senza legge del West, la cui vita viene turbata dall’arrivo di un’istanza morale esterna, incarnata in questo caso da due donne indifese a bordo di un carro. Il personaggio di Hart governa questa cittadina malfamata non in veste di sceriffo o come capo di una banda, ma come gestore di una serie di “case di piacere”. Smessi i panni del “cattivo buono”, il suo personaggio ha ormai assunto un carattere di totale alienazione, dell’eroe riluttante a prendere qualsivoglia posizione morale. Viene da pensare a Rick Blaine, gestore di un’altra casa da gioco, il cui più grande vanto è “non rischiare il collo per nessuno”. Per molti aspetti il film riprende le tematiche introdotte tre anni prima in “Bad Buck” of Santa Ynez, riportando sullo schermo la bambina Thelma Salter nello stesso ruolo del precedente film. Ovviamente, con un budget e una durata maggiori, ciò che nel primo film veniva tracciato ad ampie linee qui si sviluppa con maggiore attenzione per i dettagli dei personaggi, delle ambientazioni e delle motivazioni. Le qualità tecniche delle produzioni apparentemente semplici di Hart erano spesso apprezzate all’epoca, soprattutto dai critici specializzati che probabilmente erano più consapevoli della portata di tali innovazioni. “La produzione vanta eccellenti effetti di luce attribuiti a Joe August,” scriveva il Motion Picture News. “In particolare le scene notturne sono di gran lunga superiori all’effetto visibilmente irreale ottenuto imbibendo di blu scuro le scene in luce diurna. Possiedono il grigio cupo della vera notte.” Questa è la prima proiezione pubblica di Selfish Yates restaurato dal Museum of Modern Art, dopo decenni di irreperibilità.
Richard e Diane Koszarski