SCIUSCIÀ

Vittorio De Sica

Sog.,Scen.: Sergio Amidei, Adolfo Franci, Cesare Giulio Viola, Cesare Zavattini. F.: Anchise Brizzi. M.: Nicolò Lazzari. Scgf.: Ivo Battelli. Mus.: Alessandro Cicognini. Int.: Franco Interlenghi (Pasquale), Rinaldo Smordoni (Giuseppe), Aniello Mele (Raffaele), Bruno Ortensi (Arcangeli), Emilio Cigoli (Staffera), Gino Saltamerenda (Panza), Anna Pedoni (Nannarella), Leo Garavaglia (commissario di P.S.), Enrico De Silva (Giorgio), Antonio Lo Nigro (Righetto). Prod.: Paolo William Tamburella per Alfa Cinematografica

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel suo saggio su Charlie Chaplin Sergej Ėjzenštejn sottolinea “lo sguardo del bambino”. È, questo, anche il nucleo della messa in scena di Vittorio de Sica nelle sue prime tre regie importanti (I bambini ci guardano, Sciuscià, Ladri di biciclette) e per certi aspetti anche della quarta, Miracolo a Milano.
In Sciuscià la guerra, che ha prodotto un’enorme crescita del Lumpenproletariat, prosegue ora in altre forme, come guerra di strada nella giungla urbana. Le situazioni cui lo Stato, la burocrazia e il sistema carcerario sottopongono gli individui sono profondamente e disumanamente assurde rispetto allo sguardo del bambino.
Se l’accusa di I bambini ci guardano era diretta ai genitori, qui è trasferita all’apparato sociale. Sullo sfondo di una constatazione crudele spicca una purezza d’osservazione sempre meravigliosa. Quando nel carcere viene proiettato un film – costituito da miseri cinegiornali di guerra – un ragazzino tisico esclama estasiato “Il mare!”. Non gli restano che pochi istanti di vita. L’effimera immagine in movimento vale poco o nulla, ma filtrata attraverso la coscienza del ragazzino questo lampo di natura fissato sulla pellicola diventa testimonianza duratura che la vita è preziosa, e che perfino la persona più svantaggiata non avrà vissuto invano.
Il vero tema di Sciuscià è l’amicizia tra Pasquale e Giuseppe. Essa sostiene avversità insormontabili e trascende infine una morte che avviene per caso ed è spietatamente crudele nella sua arbitrarietà. La profondità dell’emozione che lega i due ragazzi – attestata dall’intensità distruttiva del loro conflitto – è la misura di tutte le cose.
Il cavallo bianco comprato dai ragazzi significa l’assoluta definitività del loro legame. Per altri è un semplice contratto commerciale negoziato a piacimento. Sciuscià è una nuova versione dei due mondi di Jean Vigo. Il mondo degli adulti con la loro guerra, il fascismo e la corruzione è rappresentato in termini di freddo, ordinario realismo, a volte come una bazzecola comica. Il mondo dei bambini è in gran parte invisibile, nascosto, un sogno. Può essere ravvisato sui loro volti o in immagini concepite nello strano chiaroscuro di una leggenda. La visione dei due ragazzi nella foresta in groppa a un cavallo bianco è come una favola che aleggia su tempi malvagi.

Peter von Bagh, Taikayö [Una notte di magia], Love Kirjat, Helsinki 1981

Copia proveniente da

Per concessione di Orium S.A. Restaurato in 4K da The Film Foundation e Cineteca di Bologna in collaborazione con Orium S.A. con il sostegno di Hobson/Lucas Family Foundation presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata