Rotaie
T. int: Rails. Sog.: Corrado D’Errico. Scen.: Corrado D’Errico, Mario Camerini. F.: Ubaldo Arata. Mo.: Mario Camerini. Scgf.: Umberto Torri. Mu.: Marcel Lattès. Int.: Käthe von Nagy (la ragazza), Maurizio D’Ancora (Giorgio), Daniele Crespi (Jacques Mercier), Giacomo Moschini (amico di Jacques al casinò), Mario Camerini (un giocatore alla roulette). Prod.: SACIA/Cines DCP. D.: 88’. Bn.
Scheda Film
Rotaie può essere considerato come l’ultimo film muto e il primo film sonoro italiano. Senonché il sonoro, le poche battute di dialogo, furono applicati posteriormente, a film terminato. Ed era un film concepito come opera di narrazione per immagini. Alle origini del cinema italiano e nel periodo suo migliore, c’era un senso della mimica, della rappresentazione coreografica, quasi direi della pantomima. […] Camerini, prima di Rotaie, aveva diretto La casa dei pulcini e Kiff Tebbi. Già nella Casa dei pulcini si prelude a quel tono che di Camerini sarà caratteristico, fino agli ultimi film, escluso forse Il grande appello. In Rotaie egli non mostrò di ricercare alcun effetto basato sulla magniloquenza della messa in scena, sull’enfasi della recitazione. Tutto è mirabilmente modesto. È una delle storie più semplici che siano apparse sullo schermo. Un film silenzioso, come s’è detto, privo di didascalie, ma ricco invece di dettagli, di oggetti posti in primo piano per risolvere una situazione. Le cose hanno molta importanza in questo film. […] In Rotaie molto vale quello che non è detto: lo sguardo, l’incertezza di un personaggio, il movimento lento. Non si può dire che si tratti di un film rapido. Assai spesso il regista s’è indugiato nella descrizione di uno stato d’animo espresso magari di riflesso […]. I due giovani, lui e lei, poveri, sconsolati, che non sperano più niente dalla vita, rappresentano un motivo allettante per un regista che voglia esprimere, per via di immagini, la loro intimità, voglia seguirne le vicissitudini e magari concludere felicemente una triste parentesi della loro vita in comune. […] I due giovani di Camerini vanno insieme di notte, per le strade umide della città, raggiungono un albergo, una squallida camera dove la ragazza si distende sul letto mentre il giovane prepara una polverina e la mette in un bicchiere. Forse essi hanno intenzione di abbandonare la vita. […] Ma la finestra è semiaperta: una ventata, un treno passa: il bicchiere cade per terra, il liquido si versa. I due giovani non avevano visto che oltre la finestra c’era il cielo e sotto passava una linea ferroviaria; tante rotaie, un treno che sulle rotaie si allontana.
(Francesco Pasinetti, Vecchi film in museo: Rotaie, “Cinema”, 10 dicembre 1938)