ROMY – PORTRAIT EINES GESICHTS

Hans-Jürgen Syberberg

Scen.: Hans-Jürgen Syberberg. F.: Klaus König, Kurt Lorenz. M.: Michaela Berchtold, Barbara Mondry. Int.: Romy Schneider, Michel Piccoli, Jean Chapot, Peter Fleischmann, Jean Penzer, Georg Mondi, Gunther Kortwich. Prod.: Rob Houwer per Houwer-Film, Filmund Fernsehproduktion. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Realizzato per la televisione tedesca, il secondo film di Hans-Jürgen Syberberg offre un ritratto intimo dell’attrice Romy Schneider rivelando i conflitti cruciali celati dietro l’immagine di una figura pubblica che occupava una posizione di primo piano nell’immaginario tedesco – e nell’arte cinematografica stessa. […] Filmando Schneider durante una vacanza sulle nevi di Kitzbühel agli inizi del 1966, Syberberg la coglie in un momento di crisi della sua carriera, della quale l’attrice parla con amara franchezza e autoironia. Presa di mira dalla stampa scandalistica, Schneider esprime sincero disgusto per lo star system che mette sullo stesso piano la sua vita privata e la sua recitazione. Fiera del proprio successo, ne vede anche i limiti, parlando con esasperazione dei film che, dice, hanno fatto di lei “la principessa, non solo sullo schermo” ma “nella vita”. Ora ammette che “non voleva più essere lei” e spera di trovare uno stile di recitazione – e di vita – artisticamente più soddisfacente. Per questo sta interpretando un piccolo film drammatico francese a basso costo con i dialoghi di Marguerite Duras; Syberberg va a filmarla su quel set, scoprendo che durante le riprese in esterni è comunque circondata dai fan. Introducendo metodi sottilmente audaci nelle convenzioni del documentario televisivo fatto esclusivamente di interviste frontali, Syberberg separa le immagini di Schneider dalla sua voce, mostrandola in clinici primissimi piani nel contesto semipubblico di uno skilift e facendo sentire la sua voce fuori campo, affidandosi alle doppie esposizioni per evocare i suoi ricordi di Parigi, città adottiva. In un’intervista che si svolge nei lussuosi interni di una villa principesca, Schneider si immerge ancora più profondamente nel pathos delle sue confessioni tormentate dai conflitti, offrendo una performance diversa da qualsiasi sua interpretazione drammatica. Fondamentale innovatore del linguaggio cinematografico, Syberberg creò anche un nuovo tipo di performance che non solo offriva agli attori una forma più coinvolta di impegno artistico ma paradossalmente si spingeva più in là della stampa popolare nel confondere i confini tra recitazione e vita.

Richard Brody, “New Yorker”, 28 ottobre 2016

Copia proveniente da

Per concessione di Edison Films