Rakkauden Risti
T. Ing.: The Cross Of Love; Sog.: Dall’opera “Il Mastro Di Posta” Di Alexander Puskin (1830); Scen.: Nisse Hirn; F.: Pentti Lintonen, Uno Pihlstrom; Mo.: Teuvo Tulio; Scgf.: Kosti Aaltonen; Mu.: Tauno Tuomisto; Int.: Regina Linnanheimo (Riitta), Oscar Tengstrom (Majakka-Kalle), Ville Salminen (Mauri Holmberg), Rauli Tuomi (Henrik Hormi); Prod.: Teuvo Tulio Per Tuxan Film; Pri. Pro.: 8 Marzo 1946; 35mm. L.: 2777 M. D.: 102′. Bn.
Scheda Film
Quando alcuni specialisti stranieri bene informati videro per la prima volta i film di Teuvo Tulio, talento del melodramma finlandese (e questo è avvenuto cinquanta anni dopo la loro realizzazione!), li paragonarono immediatamente ai melodrammi messicani, sottolineando come Tulio si fosse spinto ancora oltre nelle sue feroci immagini. Rakkauden Risii è tratto da un soggetto di Puskin più volte adattato per lo schermo, in particolare da Gustav Ucicky (Der Postmeister, 1940) sei anni prima. Fin dall’inizio tutto è surriscaldato da un’ossessione erotica (con la follia delle ambientazioni, a cominciare dall’atmosfera di un faro fallico) e da una poesia dell’abiezione quali elementi predominanti della narrazione, mentre la consistenza della vita con i suoi alti e bassi – fino ad arrivare agli odori e agli escrementi – è resa concreta con grande talento visivo. La storia culmina in un finto matrimonio messo in scena per placare le ire di un padre follemente tradizionalista e protettivo (nel momento in cui la partita sembra ormai perduta). Rispettando la grande tradizione del melodramma, la finzione è tanto profonda quanto assurda. La sequenza del finto matrimonio possiede tutta la particolare crudezza di un periodo pieno di reminiscenze della guerra, in cui ogni matrimonio avrebbe potuto fin troppo presto rivelarsi finto per nascita, per caso o perché violentemente interrotto. Ancora una volta gli uomini – come uccelli rapaci – raggirano una donna fiduciosa la cui innocenza sembra incorruttibile nel momento cruciale, per quanto falso esso sia – per poi venire nuovamente offuscata dalle volgari congiure dell’avidità e del possesso. In questa trama basilare che Tulio ripete all’infinito, gli uomini adorano le donne come se fossero angeli, ma finiscono per trasformarle in prostitute. L’ambiente rurale è l’innocen¬za, la città è il male che intacca allo stesso modo anima e corpo con falsità, inganni, alcolismo e corruzione sessuale. Questo film farà conoscere al pubblico di Bologna il volto e la presenza della star abituale di Tulio, Regina Linnanheimo, che abbandonò il cinema convenzionale per dedicarsi alle opere che il regista creava per lei, con ruoli sempre più folli da questo film in poi.
Peter von Bagh