QUO VADIS?

Gabriellino D’Annunzio, Georg Jacoby


Sc.: G. D’Annunzio, G. Jacoby, dal romanzo omonimo di Henryk Sienkiewicz (1883). F.: Giovanni Vitrotti, Curt Courant, Alfredo Donelli. Scgf.: R. Ferro, G. Spellani. Costruzioni: Armando Brasini. Cast: Emil Jannings (Nerone), Elena Sangro (Poppea), Alfons Fryland (Vinicio), Lilian Hall-Davis (Licia), André Habay (Petronio), Raimondo van Riel (Tigellino), Rina de Liguoro (Eunica), Bruto Castellani (Ursus), Gino Viotti (Chilone Chilonide), Gildo Bocci (Vitellio), Lido Manetti (una guardia), Elga Brink (Domitilla), Marcella Sabbatini (una bimba). Prod.: Arturo Ambrosio per la U.C.I.; 35mm. L.: 2820 m. D.: 134’ a 18 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il restauro di Quo Vadis? (1924) è stato reso possibile grazie alla collaborazione di diverse cineteche europee. Oltre al Nederlands Filmmuseum di Amsterdam, responsabile del progetto, hanno contribuito all’iniziativa la Fondazione Cineteca Italiana di Milano, la Fondazione S.N.C-Cineteca Nazionale di Roma, il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il National Film & Television Archive di Londra.

Il film fu girato in due differenti versioni, una destinata al mercato italiano, una a quello internazionale. Entrambi i negativi originali, pur incompleti, sono ancora esistenti. La versione destinata al mercato internazionale, conservata presso la Fondazione Cineteca Italiana, è stata utilizzata come base per questo restauro. Alcuni frammenti provengono, invece, da una copia positiva dell’epoca attualmente conservata al Nederlands Filmmuseum. Le imbibizioni sono fedeli alla copia olandese, mentre le didascalie sono state ricostruite grazie a materiale proveniente da Torino e Londra. Della lunghezza originale di circa 3300 metri (secondo fonti dell’epoca) è stato possibile ricostruirne 2820. Memore del grandissimo successo riportato dalla prima versione cinematografica del popolare romanzo di Sienkievicz nel 1912, regia di Enrico Guazzoni, l’Unione Cinematografica Italiana si impegnò con grande impiego di capitali nella nuova versione, il cui fine era un ultimo, disperato tentativo di riconquistare il mercato, oramai tutto rivolto ai prodotti stranieri, americani in testa. L’organizzazione generale venne affidata a Fritz Curioni e la produzione ad Arturo Ambrosio. Il cast si avvalse di nomi prestigiosi, dal più rinomato attore tedesco, Emil Jannings, nella parte di Nerone, all’attrice inglese Lilian Hall-Davis (Licia), dalle opulente Rina De Liguoro ed Elena Sangro (Eunica e Poppea), al raffinato André Habay come Petronio, oltre al taurino Bruto Castellani, chiamato a ripetere il ruolo di Ursus, già rivestito nella prima versione. Agli operatori Vitrotti e Donelli venne affiancato il tedesco Curt Courant; le costruzioni furono opera dello scultore Brasini ed infine, a dirigere il film, venne chiamato, il regista Georg Jacoby, accoppiato – quasi a ricordare Cabiria – a D’annunzio, non il Vate, ma suo figlio Gabriellino. In effetti, il film è grandioso. La spesa c’è stata e si vede. Il circo Massimo era stato ricostruito alla Madonna del Riposo, mentre le scene dell’incendio di Roma vennero girate a Villa Borghese, dove esistevano le costruzioni in stile antico romano utilizzate per un’esposizione. Quo Vadis? – racconta Fritz Curioni nelle sue memorie – venne realizzato febbrilmente, con grande volontà, senza economia. Scene dopo scene, costruite e demolite velocemente, in piccoli teatri della Cines e della Palatino, illuminate a forza di buona volontà da vecchie lampade e qualche volta dalle fotoelettriche militari. Era proprio un grandioso lavoro, e se non rese quello che i produttori s’erano riproposto, lo si dovette certo al fatto che ormai gli spettatori erano stanchi di questo genere di spettacoli. In realtà, oltre al disamore per il genere e per il film italiano in particolare, all’uscita del film seguì una serie di vertenze giudiziarie per i diritti d’autore che dissanguò l’U.C.I. (risultata sempre perdente con i vari pretendenti), cui va aggiunta una grossa somma per far ritirare la prima versione rieditata in contemporanea con l’uscita della nuova, la condanna del domatore Schneider (un leone del suo circo aveva azzannato ed ucciso una comparsa) e, last but not least, le imposizioni censorie del taglia qua, taglia là, «sopprimere, attenuare» e via sforbiciando.

Vittorio Martinelli

 

Copia proveniente da

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Il restauro di Quo Vadis? (1924) è stato reso possibile grazie alla collaborazione di diverse cineteche europee. Oltre al Nederlands Filmmuseum di Amsterdam, responsabile del progetto, hanno contribuito all’iniziativa la Fondazione Cineteca Italiana di Milano, la Fondazione S.N.C-Cineteca Nazionale di Roma, il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il National Film & Television Archive di Londra.