OŠIBKA INŽENERA KOČINA

Aleksandr Mačeret

[L’errore dell’ingegner Kočin] T int : Engineer Kochin’s Error. Scen : Aleksandr Mačeret, Jurij Oleša F : Igor’ Gelein M : M Kuzmina Int : Mikhail Žarov (Larcev), Ljubov Orlova (Ksenija Lebedeva), Nikolaj Dorochin (Kočin), S Nikonov, Boris Petker, Faina Ranevskaja Prod : Mos lm 35mm D : 111’ Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

A prima vista, L’errore dell’ingegner Kocˇ in è un film sul sabotaggio e sulla vigilanza contro il nemico interno: ogni cittadino è vulnerabile, esposto al nemico e quindi una potenziale spia. Maja Turovskaja osserva umoristicamente: “Il film si apre con il volto in primo piano di un vecchio intellettuale che racconta una storia buffa e triste al contempo: sua moglie lo ha lasciato per emigrare a Parigi. È l’unica volta nel flm in cui si parla il linguaggio colorito caratteristico di Oleša. […] All’epoca quel tipo di volto intellettuale era praticamente scomparso dagli schermi, e se appariva di tanto in tanto (Bersenev in Strogij junoša) era per incarnare ‘il nemico del popolo’. L’errore dell’ingegner Kocˇ in non fa eccezione. Chi usa la lingua di Oleša non può che essere una spia” (Gels et Dégels, Mazzotta-Centre Pompidou).

Scrittore di successo negli anni Venti, nel 1936 Jurij Oleša aveva visto condannare il film tratto dalla sua sceneggiatura Strogij junoša. In quegli anni, l’evoluzione politica si riflette nella sua scrittura. Ripiega verso il lavoro di sceneggiatore, rifugio frequente per gli scrittori dalla carriera minacciata. In questo caso, lavora per la seconda volta con Aleksandr Macˇeret, allora poco più che quarantenne. Macˇeret ha studiato a Parigi, diretto nell’URSS e a Berlino un collettivo teatrale agit-prop, La blusa azzurra, lavorato con Julij Rajzman, Michail Romm, Nikolaj Ochlopkov: una costellazione ‘cosmopolita’, piuttosto distante dall’arte ufficiale.

Avvincente come un poliziesco occidentale, il film integra dinamiche e ingredienti tipici del genere. Ma il poliziesco difficilmente si adatta al realismo socialista, in quanto tende a sottolineare l’ambiguità della realtà. Gli autori fanno uso abbondante dell’ironia, delle incongruenze, del pastiche. Il dialogo e la sorpresa che concludono il film incantavano Chris Marker: il poliziotto ha sventato il complotto di una “potenza straniera, come si dice in questi casi”. Va a caccia, prende di mira una pernice e abbatte un gufo.

Bernard Eisenschitz

Copia proveniente da

Per concessione del Festival di Locarno