NAPOLETANI A MILANO

Eduardo De Filippo

Sog., Scen.: Eduardo De Filippo, Age e Scarpelli. F.: Leonida Barboni. M.: Franco Fraticelli. Scgf.: Piero Filippone. Mus.: Renzo Rossellini. Int.: Eduardo De Filippo (don Salvatore Aianello), Anna Maria Ferrero (Nannina), Frank Latimore (ingegner Enrico Parenti), Vittorio Sanipoli (Giovanni), Laura Gore (Rosetta), Francesco Penza (Tommaso Piccirillo), Guido Zacchetti (Alberto Di Gennaro), Baldassare Caruso (Antonio Capasso), Tina Castigliana (donna Irene), Eugenio Maggi (Antonio). Prod.: Produzione Volonteri, Virtus Film. 35mm. D.: 98’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Gli abitanti di un quartiere popolare di Napoli devono abbandonare la zona in cui vivono, dopo un crollo che ha causato dei morti. Recatisi in delegazione all’industria che aveva acquistato gli edifici, per chiedere un risarcimento, viene loro offerto inaspettatamente un posto di lavoro. Dovranno dunque ambientarsi a Milano. “La forza più viva del nostro teatro non è venuta meno a se stessa nel cinema: Filumena Marturano, per esempio, è anche più bello di Filumena commedia; e Napoletani a Milano ha una prima parte quasi eccellente, nella borgata napoletana del ‘Corno’, con i suoi tipici e miseri abitanti, ispirati ai baracchesi di Miracolo a Milano” (Guido Fink, “La Nuova scintilla”, 1 ottobre 1953).
Il film ha vari motivi di interesse, proprio in questa dimensione di incertezza e di equilibrio da modelli estetici diversi. La voce over già presente in Napoli milionaria qui assume toni più problematici, distanziando e quasi ironizzando sulla presenza di attori presi dalla strada e sulla dimensione complessiva da ‘teatro della vita’. Si tratta di una voce ormai post o antineorealista, in cui colpisce l’unione di tragedia e farsa: il film trae spunto da un crollo di cantiere che causa cinque morti e mostra i tentativi dei protagonisti di trarne profitto con espedienti truffaldini. Eppure sono loro i ‘buoni’ del film, che devono umanizzare una Milano tecnocratica e industriale. L’immagine forte del film è proprio quella dei napoletani che vagano nella nebbia, e che finiranno in fabbrica: un’immagine che diventerà realtà di massa solo qualche anno dopo.

Emiliano Morreale

Copia proveniente da

per concessione di Viggo srl