MADAME L’AVOCATE

Prod.: Pathé 35mm. L.: 127 m. D.: 7′ a 16 f/s. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Classici opposti: donne e uomini (1)

“C’è veramente bisogno di ricordarlo? Le donne hanno sempre lavora­to”, ha affermato in modo laconico la storica Michelle Perrot nel 1978. Hanno anche sempre già lavorato nel cinema. Alcune di loro sono conosciute per nome come Alice Guy e Julienne Mathieu (in veste di presentatrice in numerose Scène à Trucs), la maggior parte invece no. Risulta inaspettato quanto, in questa cinematografia, sia varia e natu­rale la presenza delle donne.

Operaie e artigiane nei film dal vero, danzatrici e ruoli da maschi nelle féeries, piccole ragazzine coraggiose come eroine di storie d’avventu­ra. Nelle scene comiche le mogli picchiano i loro mariti mingherlini, orde di balie (oppure domestiche o cuoche o suffragette) si fronteg­giano in scontri di piazza con truppe di poliziotti, suocere scorazzano in gare di corsa piene di slancio – indimenticabile la Course des belle-meres del 1907 – e la signora di casa diventa protagonista di film dopo film, perchè La Signora ha i suoi umori (Madame a ses vapeurs), La Signora ha le voglie (Madame a des envies), La Signora porta le coulotte (Madame porte la culotte), La Signora si vendica (Madame se venge). E a volte fanno la loro comparsa anche donne così come ce le immaginavamo dalle ristrettezze vittoriane, come figlie confinate alla “sfera domestica” borghese o come interpreti (su indicazione medica e di regia) di una ossessione maschile – l’isterica agitata dalla propria sessualità incontrollata.

Se si sottrae a tutto questo a) l’antica tradizione popolare del “mondo capovolto” (disputa per i pantaloni, donna che picchia l’uomo) e b) l’ideologia omogeneizzata – e accresciuta durante le due guerre mon­diali – dei generi (di uomini maschili e donne femminili), rimane anco­ra molta sostanza ed anche molte cose inaspettate. In questa cinema­tografia, le vicende tra uomini e donne, così come quelle tra bambini e adulti, si snocciolano in maniera più gioiosa e rabbiosa, più matura e più idiota, più reale e più utopica che in tutti gli altri anni a seguire. E dallo schermo scorre una luce di proiezione che va nella direzione opposta, verso la sala degli spettatori, lasciando così che sia la socie­tà mista, che lì sedeva nel 1908, ad apparire illuminata, donne e uomini, bambini e bambine, di tutte le estrazioni sociali.

Marianne Lewinsky

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