LUCI DEL VARIETÀ
Sc.: F. Fellini, A. Lattuada, Tullio Pinelli, con la collaborazione di Ennio Flaiano, da un soggetto di F. Fellini. F.: Otello Martelli. Mu.: Felice Lattuada. M.: Mario Bonotti. Scgf., cost.: Aldo Buzzi. Op.: Luciano Trasatti. Ass.R.: Angelo D’Alessandro. Cast: Carla Del Poggio (Liliana «Lilly» Antonelli), Peppino De Filippo (Checco Dalmonte), Giulietta Masina (Melina Amour), Folco Lulli (Adelmo Conti), Franca Valeri (la coreografa), Carlo Romano (avv. Enzo La Rosa), John Kitzmiller (John), Silvio Bagolini (Bruno Antonini), Dante Maggio (il capocomico Remo), Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli (duo teatrale), Giulio Calì (il fachiro), Mario De Angelis (maestro), Checco Durante (proprietario del Teatro). Prod.: Capitolium Film; 35mm. D.: 93’. Bn.
Scheda Film
Sul fronte del cinema che flirta col varietà, il 1950 è un anno ricco. Ne fa le spese proprio il film di Lattuada e Fellini, che ottiene risultati deludentissimi al botteghino, affossato dalla concorrenza di Vita da cani. Il tema stesso, quella compagnia di guitti d’avanspettacolo che se ne va in giro per un’Italia doverosamente minore, con il suo obbligatorio carico romanzesco di piccoli drammi, ha il sapore di una rivelazione per entrambi: con l’andar degli anni le donne predilette da Lattuada nei suoi film diventeranno sempre più simili a potenziali eroine d’avanspettacolo, ragazzine lisce e rotonde, inquietanti e automaticamente maliziose. Dal conto suo Fellini non cesserà di far ricorso, ogni qual volta gli sarà possibile, ad echi e frammenti d’avanspettacolo: si pensi alla compagnia de I vitelloni, con il suo sfatto, clamoroso, ambiguo capocomico, le sue stanche ballerine amichevolmente disponibili; al brano di feroce etnologia popolaresca e romanesca contenuto appunto in Roma, che è ormai un rinvio classico in materia. Tutto nasce da questo film.
Claudio G. Fava, I film di Federico Fellini, Roma, Gremese, 1981