LE REGARD DE CHARLES

Marc Di Domenico

Scen.: Marc Di Domenico, Antoine Barraud. M.: Didier D’Abreu, Catherine Libert, Fred Piet. Int.: Charles Aznavour, Maurice Biraud, Lino Ventura, Edith Piaf, Romain Duris (voce narrante). Prod.: Charles de Meaux per Anna Sanders Films, Artisan Producteur, France 3 Cinema. DCP.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Sebbene prenda in prestito i codici dei due generi, Le Regard de Charles non è propriamente né un autoritratto né un biopic. Il suo regista, Marc Di Domenico, vi vede “una forma di autofiction”. Amico del cantante da una ventina d’anni, il produttore musicale passato alla regia ha avuto l’impegnativo compito di riunire i materiali d’archivio girati da Aznavour nel corso della sua vita e della sua carriera. “Un artista che gira quarant’anni di materiale e affida le sue immagini a un altro non si è mai visto”, spiega Di Domenico. Conservate a casa di Aznavour, nel Sud della Francia, le bobine erano rimaste per la maggior parte inedite. “Sua moglie Ulla e i suoi figli avevano accesso alle immagini di famiglia, ma non al materiale girato prima dell’ultimo matrimonio”. A partire dall’incontro con la terza moglie, nel 1967, lo stile delle immagini cambia. Si passa da inquadrature brevi e rapide a ritratti più composti, a sequenze più compatte. “Ho voluto mostrare allo stesso tempo la frenesia del successo e la felicità familiare” racconta Di Domenico. “Questo film è il frutto di una collaborazione tra il mio inconscio e il suo. Charles era stato segnato dai giri compiuti con il padre tra la rue Drouot e il mercato delle pulci di Saint-Ouen. E si dà il caso che nei suoi film ricorrano le immagini di carrettieri, ritratti a Hong Kong come in Africa. Per me è stata la prova di un’espressione dell’inconscio, e ha segnato l’inizio dell’avventura”. […] Pazzo per il cinema, attore nato, il cantante collezionava film rari che proiettava a casa. Si è colpiti dalla qualità delle immagini da lui girate in tournée o in famiglia. “Studiava le inquadrature anche nelle riprese fatte al volo”, dice Di Domenico. Ma soprattutto Aznavour realizzò i suoi film a partire dal 1948, un’epoca in cui le riprese amatoriali non erano alla portata di tutti. “Ha girato fino alla fine, ma io non ho usato immagini successive al 1982, quando ha lasciato la pellicola per passare alla Vhs. E poi gli anni 1948-1982 corrispondono all’epoca d’oro del vinile”. Com’era lecito aspettarsi, il lavoro sul suono è stato particolarmente attento. “Abbiamo recuperato i nastri multipista che risalgono agli anni Cinquanta, e scoperto alcune canzoni. Ho trattato questo materiale come musica di film”. 

Olivier Nuc, “Le Figaro”, 2 ottobre 2019

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