LE DOUBLE AMOUR
Scen.: Marie Epstein. F.: Maurice Desfassiaux. Scgf.: Pierre Kéfer. Int.: Nathalie Lissenko (Laure Maresco), Jean Angelo (Jacques Prémont-Solène), Camille Bardou (Decurgis), Pierre Batcheff (Jacques Maresco), Alexis Ghasne. Prod.: Alexandre Kamenka per Films Albatros. 35mm. L.: 2145 m. D.: 105’ a 18 f/s. Bn e imbibito.
Scheda Film
Temi forse di mostrare i denti? Di osar ridere senza ritegno, di reagire fino alle lacrime? A che pro? Anche la calma ti tradirà: il sorriso è proprio della donna.
Claude Cahun, Aveuxnonavenus, 1930
Melodramma piuttosto classico, Le Double amour è il terzo film di Jean Epstein per la ditta Albatros, realizzato tra febbraio e aprile 1925. Come per L’Affiche, la sceneggiatura è firmata da Marie Epstein e dà pieni poteri espressivi a Nathalie Lissenko, star dello studio russo di Montreuil. Lissenko interpreta la contessa Maresco, al contempo madre e donna sconsolata, grande figura tragica e aristocratica attorno a cui gravitano Camille Bardou, Pierre Batcheff e Jean Angelo, tutti in sintonia con i suoi crolli e lamenti.
Le Double amour è un film sull’universo delle false apparenze, del gioco d’azzardo, del baccarà, dell’eleganza. Abiti e completi sono forniti dalla casa Drecoll e da Paul Poiret. La fotografia è accurata e sia la luce degli esterni (quasi tutti girati a Cannes) sia gli effetti di montaggio sembrano prefigurare le future opere poetiche del cineasta, come ad esempio l’inquadratura ricorrente di onde che si infrangono sulla scogliera, immagine che struttura la narrazione. Per riprendere le parole di Langlois, “basta proiettare una bobina di Cœur fidèle e una bobina di Le Double amour per rendersi conto dei progressi di Epstein. Malgrado la sua professione di fede, era riuscito ad assimilare l’elemento umano, a sbarazzarsi di quella sorta di rottura causata dalla sproporzione tra vigore e controllo della propria tecnica e povertà della direzione d’attori. Per Epstein, Le Double amour non è quindi un’opera indifferente ma necessaria”.
Emilie Cauquy
Il film è stato ricostruito e preservato nel 1986 a partire dal negativo originale conservato alla Cinémathèque française, che faceva parte delle collezioni fin dal 1958. Nel 2009, con il contributo del Fondo culturale franco-americano (DGA – PA – SACEM – WGAW), le colorazioni originali sono state reintrodotte grazie a due elementi provenienti dalle collezioni: una copia colorata d’epoca e il negativo originale. Inoltre, la copia nitrato ha permesso di reintrodurre alcune inquadrature e inserti mancanti nella ricostruzione del 1986