L’ARLÉSIENNE

André Antoine

Sog.: dalla novella e dalla pièce omonime (1969, 1872) di Alphonse Daudet. Scen.: André Antoine. Ass. regia: Julien Duvivier. F.: Léonce-Henri Burel, Pierre Trimbach. Int.: Marthe Fabris (l’Arlésienne), Lucienne Bréval (Rose Mamaï), Berthe Jalabert (la Renaude), Maguy Deliac (Vivette), Gabriel de Gravone (Frédéri), Louis Ravet (Balthazar), Charles de Rochefort (Mitifio), Léon Malavier (Francet Mamaï). Prod.: Société d’éditions cinématographiques. DCP. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’Arlésienne, tratto dalla novella di Alphonse Daudet, è l’ultimo film di André Antoine e l’unico della sua filmografia a essere prodotto dalla Société d’éditions cinématographiques. Il regista conosceva bene questo testo messo in scena più volte all’Odéon sotto la sua direzione. Nel 1918, Antoine fa il suo primo viaggio in Camargue per perfezionare la sua sceneggiatura nei luoghi in cui si svolge l’azione. Vi si reca nuovamente per i sopralluoghi nell’estate del 1921 insieme ai suoi due operatori Pierre Trimbach e Léonce-Henri Burel e all’assistente Georges Denola. Girato interamente in esterni naturali, il film trae beneficio dalle buone condizioni meteorologiche della Provenza. La luce artificiale deve essere tuttavia utilizzata nelle scene in interni.

Com’è sua consuetudine, Antoine valorizza la ricchezza del patrimonio locale filmando l’arena, la cattedrale di Saint-Trophime, gli Alyscamps e le campagne circostanti. L’intreccio si alterna tra il centro cittadino di Arles in cui vive l’Arlesiana e la fattoria del Castelet vicino a Saintes-Maries-de-la-Mer dove vive Frédéri. Gli attori, che provengono dal teatro (Gabriel de Gravone, Berthe Jalabert, Lucienne Bréval), dal varietà (Marthe Fabris) o sono non professionisti (Maguy Deliac), recitano in maniera molto naturale. Con vestiti e acconciature tipiche, si confondono con l’ambiente e con la gente del posto. Il film, accompagnato da una lista di brani musicali composti da Gabriel Diot per l’occasione, riscosse un grande successo. Il pubblico si entusiasmò per l’interpretazione di Marthe Fabris e per la resa fedele dell’opera di Daudet.

Visionando il girato, il produttore Decourcelle fu però deluso dal risultato e chiese che fossero girate alcune scene supplementari senza che fosse presente il regista, che infastidito dai cambiamenti si dissociò dal progetto. Antoine decise così di porre fine alla sua carriera cinematografica dichiarando solennemente: “Se avessi vent’anni di meno invece di chiacchierare farei il cinema libero, libero dalle abitudini, dagli intrallazzi, dai consorzi e dai pigri che l’hanno portato dov’è ora”.

Manon Billaut

 

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Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2020 da Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e La Cinémathèque française con il sostegno di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, presso i laboratori L’Immagine Ritrovata (Parigi-Bologna), a partire da due copie diacetato uniche conservate da La Cinémathèque française.

Accompagnamento musicale dalle partiture arrangiate da Gabriel Diot nell’elenco di brani pubblicato da Pathé nel 1922. Esecuzione dell’Octuor de France diretto da Günter Buchwald. Registrazione e missaggio di Léon Rousseau (L.E. Diapason).