LA MORT DU CYGNE

Marie Epstein, Jean Benoit-Levy

Sog.: dal racconto omonimo di Paul Morand. Scen., Dial.: Marie Epstein, Jean Benoit-Levy. F.: Léonce- Henri Burel, Henri Tiquet. Scgf.: Lucien Carré, Raymond Nègre. Mus.: Joseph- Etienne Szyfer, Claude Delvincourt. Int.: Janine Charrat (Rose Souris), Yvette Chauviré (Mademoiselle Beaupré), Mia Slavenska (Nathalie Karine), André Pernet (Méphisto), France Ellys (Madame Souris), Jean Périer (la direttrice), Mady Berry (Célestine), Pierre Duprez (maître de ballet). Prod.: Cinatlantica Films. 35mm. D.: 96’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Cinema di finzione significa dramma, intreccio, emozioni. Quel che perlopiù vi troviamo sono le solite cose, un ragazzo e una ragazza, il bene contro il male, il pericolo in agguato, i sorrisi dell’happy end. Non c’è niente di davvero insolito nello sviluppo narrativo di La Mort du cygne, né nella sua resa visiva – è una variante della struttura drammatica classica che prevede crescendo di tensione, catastrofe e scioglimento che rasserena e riconcilia. Ma ben pochi film possono vantare un personaggio centrale simile a questa giovane Rose, e una così ampia gamma di emozioni. Lei è una ragazzina di dodici anni, non ancora adolescente, e i suoi più forti sentimenti sono tutti per la sua professione, la danza. I registi mostrano Rose e la sua vita interiore ‘a grandezza naturale’, prendendola completamente sul serio, ricreando in modo profondamente coinvolgente l’intensità dei desideri e delle passioni di una bambina, la sua resistenza e la forza di volontà, l’odio non negoziabile, la paura, il panico. Rose vive all’interno di una rete di relazioni con altre donne e ragazze, legami professionali e umani molto forti; niente storie d’amore, niente vincoli familiari. Uno dei motivi di maggior fascino di questo film risiede nella sua dimensione documentaria, che ci introduce nell’universo del Ballet de Paris degli anni Trenta (sessant’anni prima di Frederick Wiseman). Il cast è composto da danzatrici professioniste – ovvero attrici non professioniste. Yvette Chauviré, destinata a diventare presto una delle stelle del balletto francese, appare nel ruolo della figura-modello di Rose, la sua adorata ‘madrina’; il ‘cigno’ russo, che Rose distrugge, è interpretata da Mia Slavenska (1916-2002), che sarà una carismatica performer e insegnante. Le coreografie di La Mort du cygne sono di Serge Lifar (1905-1986), all’epoca maître de ballet dell’Opéra di Parigi; poco tempo dopo il film, comincerà ad affidare a Janine Charrat, qui l’esile Rose, i suoi primi grandi ruoli di ballerina. Charrat è stata una bambina prodigio e ha realizzato la sua prima coreografia nel 1941. Danzatrice e coreografa di primissimo piano, ha creato la sua propria compagnia e diretto il Ballet de Genève. In onore della danza delle api delle giovanissime ballerine, La Ruche merveilleuse di Gaston Velle, una danza delle api del 1905, verrà offerto come pre-programma.

Mariann Lewinsky

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