LA MARCIA NUZIALE

Carmine Gallone

Sog.: dal dramma La Marche nuptiale (1905) di Henri Bataille. Scen.: Carmine Gallone. F.: Domenico Grimaldi. Int.: Lyda Borelli (Grazia di Plessans), Amleto Novelli (Claudio Morillot), Leda Gys (Susanna Lechatelier), Francesco Cacace (Ruggero Lechatelier), Angelo Gallina. Prod.: Cines. DCP. D.: 10’ (frammento). Col. (da nitrato imbibito e virato).

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Grazia (che nella copia qui presentata assume il nome di Marija) cade tra le braccia di Claudio, il suo maestro di pianoforte, mentre i due eseguono la Marcia nuziale di Mendelssohn. La famiglia della ragazza si oppone all’unione e gli innamorati fuggono assieme. Susanna, amica di Grazia da quando le due frequentavano un convento, procura a Claudio un lavoro al servizio del marito, il banchiere Lechatelier. Per mettere le mani sui soldi necessari a comprare il pianoforte desiderato dall’amata, Claudio deruba il banchiere. Delusa dall’azione abietta del suo uomo, Grazia si fa ospitare qualche giorno nella villa di campagna di Susanna e si ritrova oggetto delle insistite attenzioni di Lechatelier.
Abbiamo voluto raccontare un po’ di trama perché, nella copia sopravvissuta, tutto questo manca. Ci rimangono invece gli ultimi minuti del film, e sono prodigiosi. Lyda Borelli, qui in uno dei suoi successi più grandi, è una sinfonia inesauribile di spasmi straziati dall’eterna lotta tra misticismo e lussuria. Il prodigio è la sua capacità di essere così credibile quando si libra nell’ultraterreno (e perdere di converso ogni credibilità quando ad esempio apparecchia la tavola per la cena). Sono qui lampanti i motivi che l’hanno portata a essere modello divistico a cui il mondo si è inchinato. L’impiego delle luci a scopo drammatico è quanto di meglio il cinema italiano di quegli anni ci ha restituito. I fuochi d’artificio e i colori del muto sono sempre un’accoppiata esaltante. C’è un’inquadratura di Lyda Borelli alla finestra di bellezza vertiginosa. Un bacio, una pistola e un mazzo di fiori.

Andrea Meneghelli

Copia proveniente da

Restaurato nel 2023 da Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, a partire da un elemento positivo nitrato 35mm donato da Slovenska Kinoteka