LA FUGA DI SOCRATE

Guido Brignone

Sog.: Gioacchino Forzano. F.: Maggiorino Zoppis. Int.: Carlo Aldini (Aiace), Ruy Vismara (emigrante), Vasco Creti, Armand Pouget, Giuseppe Brignone. Prod.: Rodolfi Film; Distr.: U.C.I.. 35mm. L.: 1249 m (l. orig.: 1531 m). D.: 61’ a 18 f/s. Col. (Desmet)

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nato in Toscana, Carlo Aldini si trasferì a Bologna nei primi anni dell’adolescenza e fu un campione di atletica prima di approdare al cinema nel 1920. Con il suo fisico imponente era perfetto per interpretare i forzuti portati in auge dal successo di Cabiria (1914) e dai vari Maciste con Bartolomeo Pagano che ne derivarono. Al pari di Pagano e di altri forzuti come Luciano Albertini (Sansone), Aldini creò un personaggio ricorrente con un nome ispirato alla mitologia: Aiace, “elegante uomo di mondo che sbroglia misteri, compie prodezze muscolari e risolve enigmi sociali” (John D. Fair, David L. Chapman, Muscles in the Movies, University of Missouri Press 2020).
L’ultima apparizione di Aldini nel ruolo di Aiace in una produzione italiana fu La fuga di Socrate. Annita, la fidanzata di Aiace, è l’orgogliosa proprietaria di un pappagallo di nome Socrate. Quando Aiace provoca accidentalmente la fuga del pappagallo, Annita gli dà un ultimatum: o le riporta Socrate sano e salvo o il matrimonio salta. Ne nasce un lungo inseguimento in giro per il mondo costellato da colpi di scena. Alla fine Annita ritrova l’amato pappagallo ma perde il fidanzato, perché Aiace durante la ricerca di Socrate ha conosciuto un’altra e se n’è innamorato.
Come nella maggior parte dei film di forzuti la semplice premessa fa da trampolino di lancio per un susseguirsi di scene memorabili, dando ad Aldini ampie opportunità di mettere in mostra le sue doti atletiche e comiche. L’abile messa in scena e l’impeccabile senso del ritmo di Guido Brignone fa sì che non vi sia mai un momento di noia, tanto che il recensore Pier Giovanni Merciai definì il film “un piccolo gioiello dell’arte cinematografica” nel suo articolo su “La Rivista Cinematografica” (25 settembre 1923). Subito dopo l’uscita di La fuga di Socrate, anche Aldini fuggì: in Germania, divenuta una mecca per tanti registi e attori italiani in seguito alla crisi economica e agli sconvolgimenti politici nel Belpaese dopo la Prima guerra mondiale. Il primo film tedesco di Aldini, Die närrische Wette des Lord Aldiny, uscì alla fine di novembre dello stesso anno.

Oliver Hanley

Copia proveniente da

Restaurato nel 2009 da Cineteca di Bologna e Museo Nazionale del Cinema di Torino presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, a partire da una copia positiva nitrato