LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO
Sog.: dalla tragedia omonima in versi (1905) di Gabriele D’Annunzio. Scen.: Eleuterio Rodolfi. Int.: Elena Makowska (Angizia), Umberto Mozzato (Tibaldo di Sangro), Linda Pini (la prima moglie), Anna De Marco (Gigliola), Empedocle Zambuto (Bertrando, il fratellastro), Mary Cléo Tarlarini (la madre), Filippo Butera (il serparo), Ersilia Scalpellini (una nutrice), Umberto Scalpellini (capo dei manovali). Produzione: S. A. Ambrosio, Torino. DCP. D.: 30’. Imbibito e virato.
Scheda Film
La tragedia della casata di Sangro, nobile famiglia decaduta, si svolge in Abruzzo nella prima metà dell’Ottocento tra le mura di un castello dal passato splendore ormai divenuto “vetusto, consunto, corroso, fenduto, coperto di polvere, condannato a perire”. L’adattamento cinematografico è fedele ai contenuti del testo ma li propone in una successione lineare che garantisce – anche in quest’unica copia sopravvissuta, lacunosa e priva di didascalie – una narrazione fluida a dispetto dello stile aulico della scrittura dannunziana. Gigliola e il fratello minore, sui quali pesa il destino della casata, sono legati da una profonda tenerezza. La madre vive nell’ombra, mentre il padre Tibaldo già concupisce l’avvenente serva Angizia, contendendosene i favori con il fratellastro Bertrando. La giovane ‘donna di Luco’ – una Makowska volgare, prepotente e affascinante – è abile nel preparare veleni e nello stregare gli uomini. Uccide la moglie di Tibaldo per prenderne il posto, fa aggravare la salute di Simonetto, scaccia il serparo suo padre con violenza e non si nega alcun vizio. In un’atmosfera gotica, si muovono cupi i personaggi e quando finalmente i crimini di Angizia sono scoperti, il castello sembra sgretolarsi e inghiottire i di Sangro in una voragine. Gigliola, avute le prove che cercava, progetta di darsi la morte con un veleno che le lasci il tempo di uccidere la matrigna, ma Tibaldo la previene. Gigliola vinta dal morso di serpenti letali e disperata per non aver potuto compiere la sua vendetta, va a spegnersi sulla tomba della madre: “Spegnete le fiaccole, volgetele, spegnetele nell’erba, o uomini. Agitare io la mia nel mio pugno non potei. Tutto fu in vano”.
Claudia Gianetto