LA FEMME AU COUTEAU

Timité Bassori

Scen.: Timité Bassori. F.: Ivan Baguinoff. M.: Guy Ferrant. Scgf.: Timité Bassori. Int.: Timité Bassori (il ragazzo/l’uomo in smoking), Marie Vieyra (la donna con il coltello), Danielle Alloh (la ragazza), Tim Sory, Emmanuel Diaman, Bertin Kouakou. Prod.: Société Ivoirienne de Cinéma. DCP. D.: 77’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

La Femme au couteau si erge indiscutibilmente come l’opera più riuscita di Timité Bassori. È la storia di un giovane ivoriano occidentalizzato che tenta di placare la propria angoscia esistenziale e le proprie paure sessuali allucinatorie attraverso tradizionali metodi di guarigione africani e moderna psicoanalisi occidentale. Secondo Bassori il film è “un’esperienza personale e il risultato di molteplici osservazioni della vita”. La Femme au couteau è il ciclico intrecciarsi di due storie che si svolgono in un clima d’incertezza psicologica concepito per sviare e disorientare lo spettatore. La trama principale riguarda un giovane borghese ivoriano che soffre di incubi psicotici nei quali ricorre l’immagine di una donna con un coltello. Il disturbo schizofrenico produce un’alienazione sociale e psicologica apparentemente incurabile. L’intreccio secondario ruota attorno a un africano più anziano in smoking (senza dubbio una caricatura dell’appropriazione solenne e artificiale della civiltà occidentale) che passeggia senza meta nelle strade e nei caffè di Abidjan. […] L’uomo in smoking illustra metaforicamente l’alienazione culturale e psicologica. Non è altro che un riflesso del protagonista, anch’egli intrappolato tra i costumi tradizionali africani e la modernità occidentale. […] Insistendo sull’aspetto simbolico della propria opera, Bassori afferma che La Femme au couteau è la vecchia Africa tradizionale che si sente abbandonata dai suoi figli e si trasforma in una madre stizzosa e possessiva disposta a ricorrere alle minacce per riappropriarsi della prole smarrita.

Françoise Pfaff, Twenty-five Black African Filmmakers. Greenwood Press, New York 1988

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2019 da Cineteca di Bologna e The Film Foundation’s 165
Questo restauro fa parte dell’African Film Heritage Project, creato da The Film Foundation, Fepaci e Unesco – in collaborazione con Cineteca di Bologna – a sostegno del restauro e della diffusione del cinema africano.