Komedie Om Geld

Max Ophuls

T. it.: Gli scherzi del denaro. T. int.: The Trouble With Money. Sog.: Walter Schlee. Scen.: Walter Schlee, Max Ophuls, Alex de Haas. F.: Eugen Schüfftan. Mo.: Gérard Bensdorp. Scgf: Heinz Fenschel, Theo Van der Lugt , Jan Wiegers. Mu.: Max Tak. Su.: I.J. Citroen. Int.: Herman Bouber (Brand), Matthieu van Eysden (Ferdinand), Rini Otte (Willy), Cor Ruys (Moorman), Edwin Gubbins Doorenbos (Verteller). Prod.: Will Tuschinski-Cinetone. Pri. pro.: 30 ottobre 1936  35mm. D.: 81’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Durante la sua carriera nomade, negli anni Trenta Max Ophuls diresse film non solo in Germania e in Francia ma anche in Italia e in Olanda (un film in ciascun paese). Komedie om geld è la rarità olandese, un’opera che conobbe a malapena una distribuzione ma che rientra in una seducente manciata di film che parvero sfidare le modalità narrative hollywoodiane: The Robber Symphony di Friedrich Feher, i film cechi con Voskovec e Werich, alcune opere sovietiche, You and Me di Fritz Lang e Kurt Weill. Tra questi il film di Ophuls è il migliore. Si nutre chiaramente della tradizione dell’Opera da tre soldi e svela il personalissimo tocco del regista con il personaggio del ‘maestro di cerimonie’, che anticipa le memorabili figure di La Ronde e Lola Montès. Il film rivela un’acuta sensibilità per i luoghi (i canali di Amsterdam sono fotografati come solo Eugen Schüfftan sapeva fare) e al contempo un raro sentimento di universalità, basandosi tutto – seppur con ironia – sul comune denominatore del denaro. La storia in sé è poca cosa: un uomo di umili origini perde una valigia e cinquantamila fiorini e sembra socialmente spacciato. Ma la rete drammaturgica nata quasi dal nulla – situazione prediletta da Ophuls – si trasforma in una complessa visione dei ruoli sociali in cui tutto è ingannevole e l’unica certezza è il denaro, capace di trasformare chiunque in un ladro. Ophuls dà al tema un taglio creativo: “Non si tratta mai di denaro; si tratta di credere che il denaro ci sia”. Era il decennio d’oro delle grandi truffe finanziarie, degli eccessi grotteschi nati nei meandri delle strutture sociali. La proprietà è illusione o furto (o entrambi), la rete dei rapporti sociali un inganno. È un capitalismo dai piedi d’argilla, saggiamente osservato dal punto di vista di piccole brave persone e di un piccolo paese.

Copia proveniente da

Restaurato da EYE – Film Institute Netherlands