Kif Tebbi

Mario Camerini

Scen.: Luciano Doria, Dall’omonimo Romanzo Di Luciano Zuccoli; F.: Ferdinando Martini; M.: Nuccio Fiorda; Scgf.: Antonio Barrera, U. Tozzi; Int.: Donatella Neri (Mné), Marcello Spada (Ismail), Piero Carnabuci (Passim), Ugo Gracci (Taleb), Laura Orsini (Gamra), Alberto Pasquali (Ufficiale Osman), Gino Viotti (Ayad), Enrico Scatizzi (Colonnello Musa Bey), Renato Visca (Muktar), Carlo Benetti (Mabruk El Gadi); Prod.: Adia; 35mm. L.: 2882 M. D.: 115’ A 22 F/S.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Tratta dall’omonimo romanzo di Luciano Zuccoli, la vicenda di Kif Tebbi si svolge durante la guerra italo-turca del 1911, teatro del primo grande progetto politico di espansione coloniale italiana. Camerini mette in scena, nel contesto della guerra, l’amore contrastato di un giovane notabile arabo che, a causa della propria ammirazione per la civiltà occidentale, viene arrestato e condannato a morte dai turchi. L’intervento tempestivo delle truppe italiane salverà il ragazzo e permetterà un’unione prima minacciata. Oltre a essere acclamato dalla stampa dell’epoca come “il film della rinascita dell’arte muta italiana” (“La rivista cinematografica”, febbraio 1928), in un periodo in cui la produzione cinematografica in Italia registra un’inarrestabile parabola discendente, Kif Tebbi rappresenta soprattutto il “primo grande esempio di realizzazione del cinema ‘coloniale’ fascista” (Paolo Cherchi Usai). È a partire dal giugno 1928, infatti, che la stampa comincia a parlare della “nascita imminente di una cinematografia capace di agire da supporto alla letteratura coloniale” (Gian Piero Brunetta). Nonostante il regime si limiti al solo controllo della moralità dei film (il cinema non è ancora considerato un mezzo privilegiato di propaganda), una consistente produzione di opere comincia a proporre vicende a sfondo pedagogico capaci di esaltare insieme il valore nazionale e la bontà d’animo (ovvero militarismo e buonismo configurati ideologicamente come connaturate virtù patrie), con alterne accentuazioni di toni in sintonia con le congiunture in atto. Sotto tale profilo, Kif Tebbi può essere interpretato come una apologia retrospettiva del “colonialismo positivo” italiano in Libia, coerente con quella prospettiva di maggior espansione italiana in Africa che il regime andava preparando.
Chelu Deiana

Copia proveniente da

Restauro realizzato da
In collaborazione con

Il Restauro Di “Kif Tebbi”, Effettuato Presso Il Laboratorio L’immagine Ritrovata, È Frutto Di Una Collaborazione Tra La Cineteca Di Bologna E Il Nederlands Filmmuseum. La Ricostruzione Del Film È Stata Realizzata A Partire Da Due Elementi D’epoca Su Supporto Nitrato: Un Negativo Bianco E Nero Di Prima Generazione Con Didascalie Flash Italiane, Privo Degli Ultimi 300 Metri, E Un Positivo Bianco E Nero E Imbibito Con Didascalie Olandesi Comprensivo Del Finale