JÖN AZ ÖCSÉM

Mihály Kertész [Michael Curtiz]

Sog.: da una poema di Antal Farkas. Scen.: Iván Siklósi. Int.: Oszkár [Oscar] Beregi (il fratello minore), József Kürthy (il fratello maggiore), Ilonka Kovács [Lucy Doraine] (la donna), Ferenc Szécsi (il bambino). Prod.: Phönix Filmgyár Rt.. 35mm. L.: 227 m. D.: 11’ a 18 f/s. Imbibito.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel 1999, quando questa copia fu restaurata, Jön Az Öcsém era l’unico film ungherese completo di Mihály Kertész nelle collezioni del Magyar Nemzeti Filmarchívum. (Nel frattempo sono stati ritrovati altri due Curtiz ungheresi: A tolonc / The Undesirable del 1914 e Az utolsó hajnal / The Last Dawn del 1917).
Questo cortometraggio propagandistico, uscito appena due settimane dopo la proclamazione della seconda repubblica comunista al mondo, era l’adattamento di un poema rivoluzionario i cui versi scritti in rosso si alternano alle immagini. Il ‘fratello’ atteso dalla famiglia che vive in un tipico ambiente operaio è un soldato che combatteva al fronte e che, dopo essere stato ferito e catturato, è evaso ed è diventato un rivoluzionario. Lo slogan politico “Proletari di tutto il mondo, unitevi!” appare come una visione su una parete del carcere. Le belle immagini della bandiera sventolata dal giovane rivoluzionario sono l’elemento ricorrente della coreografia (come in Fényes szelek / Venti lucenti, di Jancsó cinquant’anni dopo). Particolare significato riveste la direzione e la natura del movimento: i soldati arrancano pesantemente nelle scene di battaglia colorate di rosso, mentre i rivoluzionari avanzano irresistibili come un fiume in piena. L’ultima scena, in cui il protagonista che ormai vive in un palazzo assiste dalla finestra alla marcia della folla rivoluzionaria, allude anche alla posizione politica di Kertész, che pur essendo membro della Commissione artistica rimase un outsider. Lui era il maestro della fabbrica dei sogni, e la politica artistica del nuovo regime era contraria ai ‘film di stampo borghese’. Così il regista partì per Vienna durante la rivoluzione e ricevette un’offerta da Sascha Kolowrat. Dopo il fallimento della dittatura comunista il film fu confiscato e si conservò negli archivi della polizia.

Gyöngyi Balogh

Copia proveniente da