INGMAR BERGMAN SHOOTING “SMULTRONSTÄLLET” [WILD STRAWBERRIES] AND DIRECTING VICTOR SJÖSTRÖM

Ingmar Bergman


Con / Featuring: Victor Sjöström, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Gunnar Fischer; 35mm. D.: 14’.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il film, girato su invertibile 16mm, è stato acquisito dal regista verso la fine degli anni ’80. Dal materiale positivo originale è stato realizzato un internegativo, da cui è stata ottenuta una nuova stampa nel 1988. Il film fa parte dell’eccezionale collezione di pellicole e manoscritti donati da Ingmar Bergman alla Bergman Foundation nel 2002. Questi quattordici minuti ci offrono uno scorcio affascinante del dietro le quinte di uno dei classici di Bergman. Questa pellicola unica, mai proiettata in pubblico prima d’ora, contiene riprese del cast e della troupe, effettutate tra un ciak e l’altro, e una documentazione delle riprese di alcune scene contenute in Smultronstället. Parte del materiale è stato girato a colori, ed è sempre emozionante poter vedere luoghi, attori e costumi familiari sotto una luce diversa da quella che conosciamo. La seconda metà del film contiene molti spezzoni che ritraggono Sjöström invecchiato, mentre parla con gli altri attori e si prepara per il ciak successivo, e si può avvertire il rispetto e l’ammirazione che Bergman nutriva per il suo collega più anziano, nonché regista del suo film preferito, Körkarlen. La pellicola si chiude con le riprese della scena dell’incubo contenuta in Smultronstället, con le immagini familiari della carrozza fantasma di Bergman trainata da due cavalli. Smultronstället sarebbe stata l’ultima apparizione cinematografica di Sjöström, morto nel gennaio del 1960.

Jon Wengström

Copia proveniente da