IL LAVORO – Episodio di Boccaccio ’70
Sog.: dal racconto Au bord du lit (1883) di Guy de Maupassant. Scen.: Suso Cecchi D’Amico, Luchino Visconti. F.: Giuseppe Rotunno. M.: Mario Serandrei. Scgf.: Mario Garbuglia. Mus.: Nino Rota. Int.: Romy Schneider (Pupe), Tomas Milian (conte Ottavio), Romolo Valli (avvocato Zacchi), Paolo Stoppa (avvocato Alcamo). Prod.: Carlo Ponti, Tonino Cervi per Cineriz, Concordia Compagnia Cinematografica, Francinex, Gray-Film. DCP. Col.
Scheda Film
L’episodio Il lavoro di Boccaccio ’70 mi piace molto. Credo che sia lo schizzo del carattere di unadonna moderna come ne conosco tante, soprattutto nella società milanese, una donna moderna che dà veramente molta importanza a tutto ciò che è il denaro, il lusso, l’automobile, la loggia alla Scala, e tutte queste cose, e non dà peso alle cose veramente importanti. Mi è stato rimproverato il momento di emozione che essa ha verso la fine. Credo che sia conseguente, dato il personaggio. Il momento in cui si sente quasi offesa dal fatto che suo marito la paghi è un momento di pietà verso se stessa e non verso la situazione generale, di cui non capisce niente. È come i personaggi di Čechov nel Giardino dei ciliegi, lasciano vendere il giardino e i ciliegi senza rendersi conto che si tratta del crollo, il crollo di un ambiente, di una società e non di un personaggio soltanto. In due parole è la giocosa vendetta morale da parte di una giovane moglie innamorata e tradita in seguito a costosissime ‘azioni’ acquistate dal marito alla Borsa sessuologica. Le sale, i divani coperti di velluto color tortora, la biblioteca che è autentica quercia francese del Settecento, i quadri astratti di Domietta Hercolani, tutto quello che la macchina da presa di Rotunno inquadra rappresenta il mondo in cui si muovono i personaggi della vicenda, un mondo prezioso e freddo, privato di quell’anima che Tomas Milian e Romy Schneider inseguono e non riescono mai a impegnare.
Luchino Visconti, “Filmcritica”, n. 159-160, agosto-settembre 1965
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