Il Cavaliere Misterioso

Riccardo Freda

Scen.: Riccardo Freda, Mario Monicelli, Steno. F.: Rodolfo Lombardi. M.: Otello Colangeli. Scgf.: Piero Filippone, Nino Novarese. Mus.: Alessandro Cicognini. Int.: Vittorio Gassman (Giacomo Casanova), Maria Mercader (Elisabetta), Yvonne Sanson (Caterina II), Gianna Maria Canale (la contessa Lehmann), Elli Parvo (la moglie del doge), Antonio Centa (fratello di Casanova), Giovanni Hinrich (il grande inquisitore), Tino Buazzelli (un congiurato). Prod.: Dino De Laurentiis per Lux Film. 35mm. D.: 96′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dopo Don Cesare di Bazan e il primo Aquila nera, che riportavano il cinema italiano d’avventura alle sue origini vigorose, picaresche e dinamiche in opposizione al calligrafismo morboso dell’epoca fascista, Freda firma con Il cavaliere misterioso un racconto dal tono assai più personale e uno dei suoi capolavori. Il suo virtuosismo lo porta a includere un originale ritratto di Casanova (al suo settimo film, Gassman è il Casanova più distinto e credibile che si sia mai visto) in un racconto d’avventure polivalente le cui sequenze sono abitate talvolta dall’enigmatica e oscura progressione di un racconto poliziesco, talaltra dall’atmosfera insolita e angosciante di un racconto quasi fantastico (le scene a Vienna). Per non parlare ovviamente di quel clima di intrigo e di algido marivaudage attraverso il quale Freda ci offre la sua visione del XVIII secolo. Qui allestisce briosamente il proprio universo personale: un mondo di perfidia, di calcolo e di crudeltà in cui la sincerità è sempre perdente, illuminato con eleganza crepuscolare. Come sempre nei suoi film, l’aspetto plastico (scenografia, costumi, fotografia) è trattato con cura estrema ma mai fine a se stessa. Esso è sempre meravigliosamente legato a una concezione ultradinamica del racconto cinematografico. In tal senso, risultano emblematiche le sequenze finali dell’inseguimento in slitta, che sfruttano tutte le variazioni di bianco. Sono estremamente affascinanti e comunicano, assieme alla loro sontuosità visiva, una nota di disincanto e di amarezza caratteristica dell’autore.

Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Robert Laffont, Paris

 

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