Il boia di Lilla /Milady et les Mousquetaires

Vittorio Cottafavi

Sog.: da Le Bourreau de Lille di Alexandre Dumas; Scen.: Siro Angeli, Riccardo Averini, Giorgio Capitani, Vittoriano Petrilli, Vittorio Cottafavi (non accreditato); F.: Vincenzo Seratrice; Mo.: Renzo Lucidi; Scgf.: Giancarlo Bartolini Salimbeni; Mu.: Renzo Rossellini; Int.: Yvette Lebon (Anne de Breuil), Rossano Brazzi (conte de La Fère), Armando Francioli (Herbert de La Salle), Maria Grazia Francia, Jean Roger Caussimon (il boia), Vittorio Sanipoli, Raymond Cordy, Massimo Serato, Nerio Bernardi, Enzo Fiermonte, André Gardere, Franco Balducci, Renato De Carmine, Nico Pepe, Lina Marengo, Cesare Bettarini, Adolfo Geri, Ebe Vinci; Prod.: Giorgio Venturini per Produzione Venturini (Roma)/ Nino Martegani (Milano)/ Atlantis Film (Paris); Pri. pro.: 23 ottobre 1952. Digibeta L. 2348 m. D.: 85’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Al di là delle sceneggiature, la mdp riserva (…) alle donne uno sguardo caldo, avvolgente, attento ai brevi scorci rubati: Milady che si alza dal letto, che esce dal carrozzone ribaltato, e sono le cosce, che si riveste nella locanda, ed è il corpo, distesa a terra con il fiordaliso, e sono le spalle, sulla soglia della della tenda ed è il viso, il collo…
Ma Milady è soprattutto la seduttrice. Seduce per istinto, al di là dei disegni e delle ambizioni che pur la premono, quasi per assecondare il destino che e ha assegnato questo ruolo anche se ne scandisce la rovina. E pertanto all’inizio spia i bei ragazzi dalle grate del convento. Fugge e  induce alla fuga il bell’ufficiale e da quel momento iniziano i guai per lui e la scalata sociale per lei. Certo non versa una lacrima sulla morte del compagno che, disperato per l’abbandono e per la condanna, si impicca: un’ombra; l’ombra sul muro d’un corpo penzoloni appeso ad una corda. (…) E se ne va con quel fiordaliso impresso sulla spalla destra con un candelabro rovente. E così trapassa di amore in matrimonio in ogni avventura, dalla polvere di un carrozzone di zingara cartomante al castello dei de La Fère, dall’osteria tra la soldataglia al servizio di Richelieu rovinando quanti la amano, e cacciando se stessa in un vicolo cieco fino alla inevitabile condanna conclusiva (…). Una volta lessi che Milady avrebbe meritato la penna di un Balzac; in trovato la mdp di Cottafavi. Le avventure, la tensione e lo scatenarsi di amori e odio attorno a questa donna sono il nucelo drammatico del film. Non posso però trascurare il dato più squisitamente stilistico che già in questo film si manifesta specialmente nell’uso dei piani sequenza o in molte felici, rapide inquadrature.

Lorenzo Ventavoli, Pochi, maledetti e subito. Giorgio Venturini alla alla FERT 1952-1957, Museo del Cinema di Torino, Torino 1992

Copia proveniente da

Copia digitale restaurata nel 2009 presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire da un positivo nitrato.