IL BIGAMO

Luciano Emmer

Sog.: Sergio Amidei. Scen.: Sergio Amidei, Agenore Incrocci, Furio Scarpelli, Francesco Rosi, Vincenzo Talarico. F.: Mario Montuori. M.: Otello Colangeli. Scgf.: Virgilio Marchi. Mus.: Alessandro Cicognini. Int.: Marcello Mastroianni (Mario De Santis), Franca Valeri (Isolina Fornaciari), Giovanna Ralli (Valeria Masetti), Memmo Carotenuto (Quirino), Ave Ninchi (signora Masetti), Vittorio De Sica (avvocato Principe), Marisa Merlini (Enza Masetti), Guglielmo Inglese (don Vincenzino). Prod.: Royal Film, Filmel, Alba Films. 35mm. D.: 100’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In un momento di crisi del cinema nazionale, alle soglie della commedia all’italiana, Emmer gira due film minori interpretati da Marcello Mastroianni, che il regista aveva usato fin dagli inizi come attore brillante e che era appena stato lanciato dal successo di due film di Blasetti con Sophia Loren. Il momento più bello e Il bigamo cercano nuove strade per la commedia, e nelle loro ambizioni ridotte fotografano però come sempre una Roma sospesa tra vecchio e nuovo, in cui personaggi piccolo-borghesi si trovano a confronto con dilemmi significativi: le nuove tecniche mediche e il ruolo della donna nei luoghi di lavoro, i cambiamenti e i paradossi della famiglia. Un rappresentante di cosmetici, accusato di bigamia, viene convinto da un avvocato (ovviamente Vittorio De Sica) ad autoaccusarsi. I tribunali, nel cinema italiano, sono sempre il luogo del paradosso, dell’ingiustizia ridicola.

“Non penso che Il bigamo, l’ultimo film che girai con la sceneggiatura di Amidei, possa appartenere al genere della commedia all’italiana, semmai era più vicino all’irrealtà della farsa. […] Il ricordo più vivo di quel film è stato l’ultimo giorno in cui ebbi l’occasione di assistere alla straordinaria performance di Vittorio De Sica: interpretava la parte di un avvocato, principe del foro, svampito e smemorato al punto di non ricordarsi se doveva intervenire a difesa o ad accusa dell’imputato. […] Ho toccato con mano la grandezza di quel protagonista del cinema italiano, per il quale era inutile ogni definizione del genere al quale apparteneva: era solo un grandissimo artista” (Luciano Emmer).

Emiliano Morreale

Copia proveniente da